REGGIO EMILIA – Tra le conseguenze della pandemia, anche un brusco aumento del calo delle nascite, tendenza già in atto da anni.
Negli ultimi quattro mesi, nel Reggiano le nascite sono calate del 15% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un dato che però va letto tenendo presente che i punti nascita nel territorio, causa riorganizzazione pandemia, sono passati da quattro a uno solo tra marzo e ottobre 2020 e adesso sono due: Reggio Emilia e Montecchio. Significa che, sicuramente, alcune mamme reggiane hanno partorito nel Modenese o nel Parmense. La diminuzione però c’è stata: nel 2020 e in questo gennaio ci sono state 976 nascite, nel 2019 erano state 1.170.
Come era successo per l’incidente nucleare di Chernobyl o come è accaduto per la grande crisi economica di 12 anni fa: quando il contesto diventa incerto come lo è adesso, la conseguenza è spesso il calo delle nascite. “E’ un dato molto preoccupante – il commento di Giancarlo Gargano, direttore del dipartimento Materno-Infantile di Ausl – perché sovverte la struttura della società: c’è bisogno di politiche di sostegno alla genitorialità”.
Un andamento costante in negativo: 10 anni fa, nel Reggiano, nascevano 5mila bimbi l’anno. Secondo Gargano, quindi, le ragioni sono di natura economica anche se in questo periodo le incertezze sanitarie tra le coppie non sono certo mancate. Dal punto di vista delle strutture, la volontà è quella di riaprire il punto nascita di Guastalla entro qualche mese: “Adesso, però, non è ancora il momento”, la chiosa di Gargano.
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