REGGIO EMILIA – Mentre l’epidemia da Covid-19 sembra segnare un rallentamento, l’attenzione si concentra sulla situazione delle strutture per anziani.
Stasera alle 21 a Decoder andrà in onda un’intervista con Raffaele Leoni, presidente dell’Azienda di servizi alla persona “Reggio Emilia – Città delle persone”. L’intervista è stata realizzata oggi. Ve ne proponiamo un’anticipazione, in cui il presidente della Asp traccia un quadro aggiornato della diffusione del contagio nelle 8 fra case residenza e case protette della città.
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Nelle strutture per anziani gestite dalla Asp Reggio Emilia – Città delle persone un ospite su 5 è positivo al Coronavirus. Nonostante l’adozione di misure di sicurezza a partire dal 24 febbraio, i primi casi sospetti sono stati registrati poco prima della metà di marzo alla casa di riposo Omozzoli Parisetti e alla casa residenza I Girasoli di Pieve Modolena. In seguito il contagio si è diffuso anche a Villa Le Magnolie, nella zona dell’Orologio, e a Villa Erica di San Prospero. Al
31 marzo i casi di positività erano 54, ma negli ultimissimi giorni l’esecuzione a tappeto di tamponi ha portato alla luce la vera dimensione del fenomeno.
“Adesso posso dirvi che i casi sono incrementati e attualmente siamo a 136 casi di positività su una platea di 750 anziani – spiega Leoni – Fortunatamente, molti degli ospiti risultati positivi non hanno sintomi gravi, mentre altri sono guariti”. Più difficile tracciare un quadro dei decessi. Nei primi tre mesi dell’anno sono stati 72, dieci in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, ma toccherà alle autorità sanitarie – dice il presidente dell’Asp Raffaele Leoni – stabilirne le cause. Pochi invece i casi di contagio fra i dipendenti, anche se più di 100 operatori sono assenti dal lavoro in questa fase per vari motivi.
Il presidente della Asp spende parole di ringraziamento per lo spirito di sacrificio del personale operativo. Ringrazia anche l’Ausl per l’invio di 10 infermieri e intanto ha chiesto rinforzi grazie al reclutamento nazionale della Protezione civile. “Io ho individuato il fabbisogno di 15 infermieri e 31 operatori socio-sanitari. Stiamo lavorando con meno persone e più fatica”.
Finora, spiega Leoni, infermieri e operatori hanno potuto lavorare in condizioni di sicurezza. Ma le preoccupazioni per il futuro non mancano. “Se guardo avanti ai prossimi giorni io vedo grandi difficoltà nell’arrivo delle forniture dei dispositivi individuali di protezione che – lo abbiamo segnalato alla Protezione civile – restano fermi in Dogana, a volte sono bloccati dalla stessa Protezione civile nazionale. Stiamo aspettando mascherine Ffp2, camici da sovrapporre quando si entra nelle zone rosse”.
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