REGGIO EMILIA – E’ a pagina 24 della pratica la frase con cui la commissione del Csm che ha proposto il trasferimento di Marco Mescolini sintetizza lo stato dell’arte in procura a Reggio: si sarebbe creata una “frattura insanabile all’interno dell’ufficio”. Una frattura che emerge da alcune dichiarazioni in particolare, fatte dai protagonisti davanti alla stessa commissione tra novembre 2020 e gennaio 2021: “D’ora in avanti qualunque indagine fosse stata fatta da questa procura avrebbe suscitato, in un senso o nell’altro, un sospetto di essere conniventi con qualche parte politica”, ha detto ad esempio Valentina Salvi nella sua audizione.
Salvi e le tre colleghe Pantani, Stignani e Chiesi – la metà della procura – avevano presentato un esposto al Csm sentendosi minate “nella loro serenità, autorevolezza e indipendenza” dagli articoli di una parte della stampa che avevano riportato il contenuto dei messaggi del 2018 tra Mescolini e Palamara. Ma non solo. Si sono poi aggiunti elementi che secondo il Csm possono essere visti come “benevolenza” nei confronti del centrosinistra. Uno dei punti, come abbiamo anticipato nei nostri precedenti servizi, è stato il disaccordo nato sull’inchiesta sugli appalti in Comune. Le due pm titolari dell’indagine concordavano col procuratore sul fatto che ci fossero una ventina di posizioni da archiviare, tra le quali anche quella del sindaco di Reggio (Luca Vecchi). Salvi e Stignani però, a differenza di Mescolini, pensavano che queste persone dovessero comunque essere iscritte nel registro degli indagati.
Caso Mescolini: il procuratore capo mercoledì davanti al plenum del Csm. VIDEO
La commissione riporta anche la versione di Mescolini, ascoltato in due occasioni dal Csm: il procuratore capo ha detto di essere “vittima di un sospetto”; che le colleghe, a Reggio da molti anni, hanno manifestato resistenza nei suoi confronti fin dall’inizio col desiderio di mantenere lo status quo, che non si può pretendere che un procuratore capo non intervenga nelle indagini. Ha detto poi di aver fatto domanda anche per tre posti di aggiunto alla procura di Bologna e di essere venuto a sapere di essere stato votato per Reggio, e che le domande sui tempi a Palamara erano quindi per motivi organizzativi. Mescolini però, hanno detto le magistrate, ha invece detto ai colleghi di non aver mai chiesto nulla a Palamara. Nella relazione della Commissione è nominata anche l’ex presidente dell’ordine forense di Reggio Celestina Tinelli, pure lei ascoltata. In quell’occasione, Tinelli ha parlato di una procura “unita”, ma secondo la commissione l’affidabilità delle sue dichiarazioni è minata da alcuni scambi di messaggi con Palamara su altri argomenti.
Leggi e guarda anche
Caso Mescolini, il Pd: “Nessuna delegittimazione degli organi eletti”
Reggio Emiila, caso Mescolini: Rubertelli e Melato all’attacco
Il Csm: “Ecco perché Mescolini deve essere trasferito”. VIDEO