REGGIO EMILIA – Su una prestigiosa rivista medica è stato pubblicato un importante studio sui linfomi nelle persone anziane e sui loro percorsi di cura, coordinato dall’ematologia di Reggio.
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1.163 pazienti coinvolti, con più di 65 anni, affetti da linfoma, curati in cinque anni in 36 centri onco-ematologici italiani: sono i numeri del progetto di ricerca coordinato dall’ematologia del Santa Maria Nuova, insieme alla Fondazione Italiana Linfomi, e pubblicato dal prestigioso Journal of Clinical Oncology. Durante l’indagine sono state raccolte informazioni quali la compresenza di altre patologie e il grado di autonomia del paziente. Si è dimostrata l’importanza di accompagnare la diagnosi di linfoma con una valutazione di tipo geriatrico, spiega il direttore dell’ematologia Francesco Merli, presidente della Fondazione Italiana Linfomi: “Il primo studio prospettico al mondo che ha valutato una casistica così numerosa, in cui tramite scale da valutazione geriatrica si è determinata la condizione del paziente prima di intraprendere la chemioterapia, sono stati evidenziati gruppi a prognosi diversa non solo in base all’aggressività della malattia ma a quello che è il fitness del singolo paziente”.
“Questo studio mette a disposizione dei clinici un nuovo strumento – aggiunge Stefano Luminari, responsabile del servizio di ricerca ematologica del Santa Maria Nuova – unendo le caratteristiche del paziente con le caratteristiche della malattia si può prevedere in maniera dettagliata l’andamento della malattia e consente al medico di scegliere la migliore terapia da attuare”.
Lo studio, che ha contato anche su collaborazioni in Australia, Brasile e Stati Uniti, è stato finanziato interamente da risorse private: Grade Onlus insieme ad Unicredit che ha stanziato 120 mila euro: “Un altro aspetto importante di questo studio è che è stato finanziato interamente con risorse private – aggiunge Meli – E’ un aspetto che va sottolineato, l’ingresso di privati che non hanno interessi in campo farmaceutico per selezionare studi molto importante anche se non sono legati alla sperimentazione di farmaci ma ad aspetti legati alla qualità di vita che sono molto importanti”.
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