REGGIO EMILIA – Migliaia di bandiere, fischietti, striscioni, cappelli e magliette. Settemila metalmeccanici reggiani hanno dato vita a un corteo colorato e festoso che ha invaso pacificamente la città nel giorno dello sciopero proclamato dai sindacati per 8 ore nelle fabbriche di tutta Italia.
Hanno bloccato per una mattinata il traffico nella zona tra piazza Tricolore, via Emilia Ospizio e le Reggiane, per fare sentire la loro voce. Una protesta nata dopo la rottura delle trattative con Confindustria che, a detta dei sindacati, non ha accettato nel rinnovo del contratto un aumento salariale superiore all’inflazione. La giornata di mobilitazione è cominciata proprio in via Toschi, davanti alla sede di Unindustria in via Toschi. Perché Reggio è uno dei cuori pulsanti dell’industria del Paese, ha detto Michele De Palma, segretario nazionale della Fiom Cgil, che ha scelto proprio la nostra città per il suo intervento. “In questo momento ci sono troppi lavoratori che soffrono la cassa integrazione e quindi siamo venuti qui per rivendicare il rinnovo del contratto nazionale e del lavoro. Abbiamo la necessità di investimenti nazionali e regionali e dell’Unione europea per rilanciare la nostra industria. Senza industria e senza lavoro metalmeccanico non c’è la condizione per il paese di avere un futuro. E siamo qui anche per dire: basta ai bassi salari. Vogliamo rinegoziare un contratto nazionale che ci dia la possibilità di poter vivere con dignità”.
Il corteo non ha percorso la via Emilia storica, ma ha imboccato la statale a Ospizio per poi salire, attraverso via Melato, sui cavalcavia di via del Partigiano e via dell’Aeronautica. L’arrivo sotto il palco allestito lungo il braccio di viale Ramazzini, recentemente riaperto. Il colpo d’occhio tra i vecchi e i rinnovati capannoni del Reggiane Parco Innovazione non lasciava indifferenti. Il sindaco Marco Massari ha mandato un messaggio a nome della città intera.
Per la prima volta nella storia, il Consiglio comunale ha votato all’unanimità un ordine del giorno a sostegno della protesta delle tute blu, tornate per un giorno in quelle che erano le storiche officine Reggiane, oggi come allora luogo di lotta per i diritti.
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