ROMA – Lo storico delle religioni reggiano, Alberto Melloni, offre un commento critico dell’incontro di ieri in San Pietro, tra Trump e Zelensky. La foto ha fatto il giro del mondo ma per Melloni è servita a Trump per affermare il suo potere di fare quello che vuole e ovunque. Anche in Vaticano.
“Quel dialogo – sottolinea Melloni a TeleReggio – non so cosa abbia portato all’interno del tentativo di riuscire a far finire la guerra russo ucraina. Era il funerale del Papa della Chiesa di Roma, non era un cocktail nel quale uno si mette da parte e scambia due parole. C’erano mille luoghi per farlo e modi per farlo senza bisogno delle telecamere vicino. Mi è sembrata una delle cose che corrispondeva alla ragione per cui Trump è venuto. Trump scendendo dall’aereo ha detto che lui veniva a Roma perché lui ha vinto il voto dei cattolici e dunque veniva a seppellire il Papa che gli ha tirato un paio di calci negli stinchi tutt’altro che di secondo piano. Nella campagna elettorale precedente gli disse ‘chi fa muri non è cristiano’. In questa ha mandato delle lettere ai vescovi americani accusando la politica delle deportazioni adottata dall’amministrazione. La Conferenza episcopale americana ha denunciato il governo, cosa mai successa in nessun paese del pianeta negli ultimi 250 anni. Per cui quella foto mi è sembrata un modo con la quale Trump ci teneva a far vedere che lui ovunque vada fa un po’ quello che gli pare. Può invitare la gente davanti al caminetto e coprirla di insulti o può riceverla sulla seggiolina nella basilica di San Pietro che non è un luogo a disposizione del presidente degli Stati Uniti d’America’.
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