POMPEI (Napoli) – Hanno fatto il giro del mondo le foto dell’ultimo ritrovamento avvenuto a Pompei. Mostrano un salone per banchetti risalente al primo secolo avanti Cristo, decorato con un grosso affresco con figure a grandezza naturale.
Personaggi che prendono parte a un corteo in onore di Dioniso il dio greco del vino. Ne abbiamo parlato con Giuseppe Gherpelli, che a Pompei, dal 1998 al 2001 è stato direttore amministrativo della soprintendenza archeologica.
“Credo che la parola giusta sia proprio emozione. Quattro anni passati negli scavi archeologici di Pompei ed Ercolano lasciano il segno, nelle sue parti positive soprattutto, come esperienza, quella che dà luogo a un ampliamento delle conoscenze, della ricerca, dello sviluppo dei saperi sull’antichità, che poi hanno riflessi sulla costruzione della cultura attuale. Leggere che questi scavi continuano, si arricchiscono, si ampliano. Quando ho lasciato Pompei c’erano ancora 24 ettari di terreno da scavare”, così Gherpelli.
“Grazie ai finanziamenti europei si è lavorato molto nel corso degli ultimi anni. Molte ricerche importante sono state avviate, l’attuale direzione col suo staf, il direttore Zuchtriegel, è veramente incomiabile da questo punto di vista. Ha accelerato in misura consistente questa azione di ampliamento degli scavi, che non può che dare dei risultati straordinari, ed emozionanti, come quelli di cui abbiamo traccia anche oggi. Per fortuna mia continuo ad essere informato costantemente di questi sviluppi, quindi queste emozioni continuo a provarle, ogni volta, con soddisfazione, con felicità, per gli archeologici che lavorano. Gli scavi a Pompei sono cominciati nel ‘700, continueranno anche nei prossimi secoli, non solo decenni. E ogni volta verranno fuori sicuramente delle cose interessanti, delle nuove cognizioni che arricchirranno anche le conoscenze di tutti. Dobbiamo essere grati a chi è in grado di sviluppare questa attività scientifica che è fondamentale per ogni istituzione statale come quella degli scavi di Pompei ed Ercolano che ha la responsabilità della gestione di un patrimonio che l’umanità ci invidia”.
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