REGGIO EMILIA – Il caso del 37enne reggiano Mattia Giberti, arrestato nel febbraio del 2019 in Sri Lanka con l’accusa di detenzione di droga. La famiglia del giovane lancia, con il supporto di alcuni consiglieri comunali in Sala del Tricolore, un appello per il ritorno in Italia per scontare la pena.
“Mio figlio è in attesa del processo potrebbe essere innocente a tutti gli effetti, nonostante ciò, con la pandemia in corso, è ancora rinchiuso in un carcere dove le condizioni igieniche sono terribili. Non posso neppure ascoltare la sua voce, chiamarlo per avere notizie sulla sua salute direttamente da lui’. A dirlo è Carla Maramotti, madre del giovane.
“L’ultima persona a fargli visita è stata un’amica, alcuni mesi fa. Mi ha raccontato cosa ha visto e sentito: una stanza di circa 50 metri quadri che Mattia condivide con altre decine di detenuti, tra i 40 e i 50 compagni di cella. Quando dormono sono separati dal pavimento solo dalle coperte, non ci sono materassi; topi, scarafaggi e zecche girano tra loro. Il bagno (più che altro un buco) è condiviso da tutti i detenuti presenti in cella, ed è utilizzato anche per lavare i piatti. Il cibo è poco, l’acqua non è potabile.
L’appello della famiglia è stato sottoscritto anche da diversi consiglieri comunali di Paolo Burani (immagina Reggio), Palmina Perri (Reggio è), Dario De Lucia (Pd), Fabiana Montanari (Pd), Gianluca Cantergiani (Pd), Lucia Piacentini (Pd), Claudio Pedrazzoli (Pd) e Fabrizio Aguzzoli (M5s).
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