REGGIO EMILIA – Quell’anno, nel 1995, la pressione era alle stelle: c’era uno stadio nuovo di zecca da consacrare col ritorno in massima serie. Anche quest’anno, all’inizio, con la pressione non si scherzava, perché l’appetito vien mangiando e dopo i 21 anni di digiuno tutti speravano, e sperano ancora, non solo nella salvezza in cadetteria, ma che questa fosse, o sia, la stagione inizio di una risalita definitiva. Quell’anno alla sua prima esperienza in panchina c’era Carlo Ancelotti da Reggiolo, quest’anno c’è Massimiliano Alvini da Fucecchio. Quell’anno non iniziò alla grande, anzi: fu un vero disastro, ha raccontato ai nostri microfoni proprio Ancelotti, poi diventato uno degli allenatori più vincenti di sempre in Europa. “L’inizio fu drammatico. Nessuno se lo aspettava, perché la squadra era forte”.
Quest’anno non è definibile come ‘disastro’: quest’anno è indefinibile, perché è sospeso, perché c’è una pandemia mondiale in atto di Covid19, e improvvisamente tutto quello che non è tutela della salute è spazzato via. Con quel diritto lì, alla salute prima di tutto, la Reggiana ha fatto i conti ogni ora di questi ultimi 19 giorni, e col dovere di gestire alla lettera un protocollo che col caso del focolaio granata è apparso a tutti quasi completamente da rivedere. Noi però prendiamo in prestito la data dell’8 novembre 2020 e l’incontro col Venezia, che si vinca o che si perda, come augurio per la rinascita. Per Carletto fu proprio questo, esattamente 25 anni fa: stavano per esonerarlo, dopo quell’inizio disastroso, ma con il 3-0 rifilato al Venezia guidato dal mitico ex Pippo Marchioro, la sua prima vittoria in quel campionato, iniziò la corsa alla serie A.
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