REGGIO EMILIA – La gioia della città per la promozione in serie B della Reggiana è esplosa ieri sera in tutto il suo calore. Stupendo, avvolgente, emozionante. Una notte attesa per tanti, troppi anni. Una attesa che ha fatto saltare però ogni regola di buonsenso. Non possiamo nascondere la testa sotto la sabbia e ignorare l’assembramento – del tutto preventivabile – cui abbiamo assistito all’esterno dello stadio e in piazza della Vittoria. Tante, troppe persone senza mascherina, in un vortice di cori e abbracci che se da una parte ha scaldato il cuore, dall’altra ha anche portato in dote tanta preoccupazione per il timore che possano verificarsi nuovi focolai di coronavirus. I numeri e le statistiche dicono che il Covid19 è in buona parte sconfitto in Emilia Romagna e ancor più nella nostra provincia, ma resiste in piccole sacche, laddove sul luogo di lavoro o in casa non si riescono a rispettare il distanziamento sociale e le altre regole base di prevenzione. Regole che ieri sera sono saltate. Va detto, anche se a qualcuno darà fastidio.
Le forze dell’ordine non sono intervenute. Nelle ore precedenti la partita dal prefetto Maria Forte e dal sindaco Luca Vecchi sono arrivati appelli che sono caduti nel vuoto. Silenzio invece su questo fronte dalla Reggiana, a fronte di una precisa richiesta di Reggionline lunedì mattina, con il solo direttore sportivo Doriano Tosi a sottolineare 24 ore prima del match – nel rispondere in diretta a una domanda specifica fatta dalla collega di Tg Reggio Susanna Ferrari – quelli che ha definito “rischi sociali” per i quali è ancora necessario non abbassare la guardia. Non spetta alla Reggiana la gestione dell’ordine pubblico, e nemmeno distribuire sanzioni, ma quella granata resta comunque la voce più autorevole se si tratta di parlare al mondo del tifo.
Quanto accaduto conferma che il calcio resta, in Italia, un mondo a parte. E’ comprensibile la difficoltà di gestire l’eventuale reazione di una folla festante, se la festa viene per certi versi interrotta o ridimensionata. Ma è comprensibile anche il disappunto di chi ha toccato con mano la malattia, di chi ha perso persone care e di chi sul lavoro è stato giustamente costretto a prendere provvedimenti, a fare investimenti e a riorganizzare la propria attività per rispettare le regole. Senza dimenticare chi ha dovuto chiudere e chi si trova in cassa integrazione, o rischia di perdere il lavoro. In piazza della Vittoria, ieri sera, non c’erano steward né forze dell’ordine impegnati a richiamare i presenti all’uso della mascherina, e magari anche a elevare qualche sanzione. E’ un dato di fatto.
Ora è il momento della riflessione, soprattutto per chi avrebbe potuto facilmente prevedere quanto puntualmente accaduto.
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