REGGIO EMILIA – “Mio nonno mi ha insegnato a fare sempre di più, se faccio 8 voglio fare 10″. Il ricordo del nonno, scomparso lo scorso agosto, torna spessissimo nelle parole di Abdoul Guiebre, e si capisce che la ferita per la sua perdita è ancora aperta. Una sorta di punto di riferimento per il centrocampista tra i grandissimi protagonisti di questo finale di stagione della Reggiana.
Una gioia per gli occhi le sue ripartenze e i suoi assist: l’ultimo, quello decisivo per Varela lunedì sera a Cesena. Dietro tutto questo, oltre ovviamente al talento, come sempre c’è tanto lavoro. Nel suo caso, è lui stesso a dirlo, un lavoro doppio. Guiebre, originario del Burkina Faso, in Italia, per la precisione in Romagna, da quando ha 3 anni, nel 2016 giocava in Eccellenza. Oggi è a un passo dalla serie B ed è l’osservato speciale numero uno tra gli addetti ai lavori per la crescita esponenziale che può ancora avere.
“Alla fine semplicemente ho lavorato il doppio degli altri per raggiungere i miei sogni – spiega Guiebre – Se parti dal basso è così, il nonno mi diceva: ma te sei matto, mi allenavo anche quando non c’era allenamento“.
Una forza non indifferente che ha fatto la differenza durante il periodo della pandemia, che ha affrontato in parte da svincolato, allenandosi comunque due volte al giorno, ha raccontato ospite di To Be Reggiana. Fortemente voluto dal d.s. Goretti, è di proprietà del Modena, ma sta contribuendo al sogno di vedere un derby del Secchia in serie B. “Abbiamo un obiettivo, voglio essere utile ai miei compagni” conclude il 19 granata.
Reggio Emilia calcio Serie C To Be Reggiana Abdoul GuiebreGuarda la puntata di To Be Reggiana di martedì 21 febbraio 2023