REGGIO EMILIA – Domenica, anche se dalla panchina, ha finalmente sentito di nuovo il profumo dell’erba. Il 21 del mese a Lecce, dopo la pausa per le nazionali, sarà pronto a calpestarla.
Andrea Costa dice di non essere uno che ha bisogno di tanto tempo per ritrovare il ritmo, ma ammette anche di avere poca pazienza e invece un po’ dovrà averne. E’ fermo per infortunio da prima che iniziasse il campionato e l’età non gli consente più tutto quello che vuole.
Se il “papà” del gruppo, coi suoi 35 anni, è Espeche, Andrea a 34 è lo “zio”. Però, è anche la colonna: reggiano doc, è cresciuto nella squadra della sua città, ha conosciuto per molti anni il palcoscenico della A e ha fortemente voluto
questa seconda vita in granata. “Quando ho scelto di tornare avrei potuto ancora andare altrove – ha detto ieri ospite in collegamento a To B Reggiana – ma voglio finire la carriera qui”.
Costa ha cercato di spiegare, per quanto si possa, cos’abbia voluto dire per il gruppo vivere il focolaio Covid. Lui è stato uno dei pochi a non ammalarsi: “Si pensa alla famiglia, è stato veramente duro”. In attesa della sentenza sportiva sulla famigerata partita non giocata a Salerno, si fanno i conti con la personalità del gruppo, che è
notevole. “La serie B è infame – le sue parole – ma ce la possiamo giocare con tutte: serve che la Reggiana faccia la Reggiana”.