REGGIO EMILIA – Domenica dalle 7 alle 23 italiani chiamati al voto per i cinque quesiti referendari sulla Giustizia. Dopo aver dato spazio nei giorni scorsi alla voce del Sì, ecco le posizioni del fronte del No. Abbiamo raccolto la voce del segretario regionale di Rifondazione Comunista. Alla mezzanotte – lo ricordiamo – scatta il silenzio elettorale.
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La giustizia è una cosa seria. Con questo monito Rifondazione Comunista invita a bocciare tutti e cinque i quesiti referendari votando no, o in via subordinata disertando le urne per non far raggiungere il quorum.
A spiegare le motivazioni di questa scelta è il segretario regionale Stefano Lugli. “Siamo dunque di fronte ad un utilizzo improprio dello strumento di democrazia diretta pensato dai costituenti non per modificare qualsiasi legge, ma per far partecipare la cittadinanza a decisioni di portata generale. Non dimentichiamo, inoltre, che l’indizione dei Referendum è dovuta all’approvazione di nove Consigli regionali guidati dalla destra, senza che i proponenti abbiano presentato alla Corte di Cassazione le firme raccolte e senza che abbiano sviluppato un effettivo dibattito nel paese”.
Secondo Rifondazione Comunista sarebbe particolarmente pericoloso se passasse il referendum che chiede di esprimersi sull’abrogazione della cosiddetta Legge Severino. “Il quesito che ha ad oggetto l’abolizione della legge Severino – spiega Rifondazione Comunista – viene presentato come frutto dell’esigenza di evitare la sospensione di sindaci e amministratori locali condannati con sentenza non definitiva, che potrebbero poi essere assolti. Ma il quesito non riguarda, l’abolizione di aspetti problematici della legge, bensì l’abrogazione di tutta la disciplina, che prevede anche la decadenza e l’incandidabilità dei parlamentari condannati, con sentenza definitiva, a una pena superiore a due anni di reclusione. Dal quesito traspare evidente l’insofferenza del ceto politico per il controllo di legalità”.
Si potrà votare dalle 7 alle 23. Per essere valida la consultazione dovrà raggiungere il 50 per cento dei voti più uno degli aventi diritto.