REGGIO EMILIA – In 20 anni il potere d’acquisto reale delle famiglie reggiane non è aumentato, anzi è diminuito del 13%. A dirlo è il Rapporto sulla coesione sociale presentato nei giorni scorsi per iniziativa della Camera di Commercio. Secondo una elaborazione dei curatori della ricerca su dati Istat e Prometeia, l’anno scorso il reddito disponibile pro capite delle famiglie reggiane si è attestato a 23.850 euro. Dopo la flessione del 2020, l’anno scorso il reddito pro capite è aumentato del 5,2%. Ma questi sono dati nominali, che non tengono conto cioè dell’inflazione e dunque dell’aumento del costo della vita. Il reddito pro capite reale dei reggiani è invece di 17.312 euro, in discesa del 13% rispetto ai 19.969 euro del 2000.
Da cosa è causata questa flessione di lungo periodo? Non da una contrazione dei posti di lavoro. Il numero degli occupati nel 2021 è aumentato di 2.700 unità, superando quota 241mila. Gli occupati nella nostra provincia dunque sono oggi 15mila in più rispetto al 2010 e 18mila in più rispetto al 2004. Evidentemente le retribuzioni e le entrate di questi lavoratori sono più striminzite. Una chiave di lettura possibile è quella delle forme contrattuali. Limitiamoci ai dati più recenti. L’anno scorso le attivazioni di contratti sono state 97.400. Il saldo positivo è stato forte: gli ingressi nel mondo del lavoro sono stati circa 6.750 in più delle uscite. Ma solo il 12% dei nuovi contratti è a tempo indeterminato. 24 addetti su 100 sono arrivati al lavoro attraverso le agenzie interinali, 8 con contratti a intermittenza e 54 con assunzione a tempo determinato.
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