REGGIO EMILIA – L’sms dell’Inps è arrivato anche a 350 famiglie reggiane: ‘La domanda di Reddito di cittadinanza è sospesa’. Da agosto dunque niente più sostegno economico, per effetto delle decisioni del Governo Meloni. Una sospensione ad un primo gruppo di beneficiari, 169 mila nuclei familiari in tutta Italia, invitati a rivolgersi ai servizi sociali: adulti tra i 18 e i 59 anni senza minori o persone non autosufficienti a carico.
“E’ la cronaca di una morte annunciata per tante persone che si trovano in una situazione di profonda indigenza – dice Cristian Sesena, segretario Camera del Lavoro di Reggio -, questo governo dimostra chiaramente la direzione di marcia che ha preso: da una parte punisce e colpevolizza i poveri, dall’altro premia gli evasori e i grandi evasori come le ultime misure annunciate dall’esecutivo raccontano”.
Dal primo gennaio 2024, il reddito di cittadinanza sarà tolto a tutti. A Reggio, lo scorso anno, 6.170 famiglie hanno percepito il reddito di cittadinanza, con un importo mensile medio di 500 euro oppure la pensione di cittadinanza. In tutto 12 mila e 500 persone coinvolte. “Sono persone che si rivolgeranno automaticamente ai servizi sociali dei comuni, che non sono pronti a farsi carico di questa emergenza: noi come Cgil – afferma Sesena – avevamo chiesto una proroga di sette mesi per consentire una politica di assunzione adeguata a coprire questo lavoro aggiuntivo che questa scelta sbagliata del Governo comporterà”.
Il Governo ha già introdotto la “Carta prepagata dedicata a te”: un contributo una tantum a famiglie in difficoltà del valore complessivo di 382,5 euro per acquistare generi di prima necessità. Dal prossimo anno il reddito di cittadinanza sarà sostituito dal reddito di inclusione.
“E’ una forma di sussidio che può durare al massimo un anno e che ha dei requisiti molto stringenti per accedervi – spiega il segretario provinciale della Cgil -. Noi assisteremo ad un aumento dei dati di povertà relativa e assoluta degli italiani, persone che rischiano la marginalità sociale. Nel paese sono circa 5 milioni le persone che hanno rinunciato a curarsi, figuriamoci adesso di fronte a questo taglio nei confronti di uno strumento che aveva delle criticità, che si era prestato a degli abusi ma che secondo noi andava ripensato, rimodulato e non sicuramente abrogato”.