REGGIO EMILIA – Il 2024 ha mandato in soffitta il reddito di cittadinanza. A partire da quest’anno, questo strumento di contrasto alla povertà è stato sostituito dal “reddito di inclusione”, che prevede criteri più restrittivi e coinvolge dunque una platea di beneficiari meno numerosa.
Il reddito di cittadinanza è stato archiviato al termine di una campagna politica e mediatica che lo ha dipinto come il “bancomat dei furbetti”, un assegno concesso senza verifiche di sorta a un esercito di truffatori e fannulloni. I numeri dell’Inps di Reggio Emilia non confermano questa ricostruzione, almeno per quanto riguarda la nostra provincia. Nel 2022, in provincia sono state presentate nel complesso 6.574 domande fra reddito e pensione di cittadinanza. Più di 3mila di queste domande sono state respinte. Quelle accolte sono state 3.496.
Dunque, l’Inps ha bocciato per mancanza dei requisiti il 47% delle domande. Non sembra che si possa dire che i controlli non siano stati fatti. E stando ai numeri non sembra che si possa dire neppure che le verifiche si sono intensificate di recente, sotto la pressione delle denunce politiche e giornalistiche. Nel 2020 i nuclei famigliari reggiani che chiesero il reddito o la pensione di cittadinanza furono 10.868. Le domande bocciate furono più di 4.150.
Sul terreno delle frodi, Inps e guardia di finanza hanno lavorato in tandem. Negli ultimi tre anni le Fiamme Gialle reggiane hanno denunciato complessivamente 117 persone che avrebbero percepito indebitamente 885mila euro.
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