REGGIO EMILIA – Quando si parla di biciclette, a Reggio Emilia, non si può prescindere da un nome divenuto iconico nei decenni: Rauler. Si tratta di un acronimo che fonde i nomi di due fratelli, Raul e Reclus Gozzi, che da metà anni ’70 hanno iniziato a costruire e vendere le proprie biciclette.
Due nomi particolari, i loro, frutto della scelta del padre che, proprio con un Reclus e un Raul aveva condiviso anni di segregazione nei campi di concentramento e in loro memoria aveva deciso di chiamare così i figli. Anno dopo anno, bicicletta dopo bicicletta, il nome Rauler ha iniziato a farsi largo nel mondo del ciclismo professionistico e amatoriale. A loro si sono rivolti rinomati corridori: “Abbiamo avuto Neri di Cesena, che è stato campione italiano – ha spiegato Reclus – Poi abbiamo avuto Panizza, che correva con la Vibor. Con la Giacobazzi invece correva Mauro De Pellegrin, campione italiano a cronometro, i fratelli Vandelli che furono uno campione italiano e l’altro campione olimpico a Los Angeles, sempre a cronometro’.
Oltre a loro, anche uno sportivo che a Reggio Emilia ha lasciato il segno, Roosevelt Bouie, centro della Pallacanestro Reggiana negli anni ’80 per cui si dovette realizzare una bici su misura: “Abbiamo fatto fatica – il ricordo di Reclus – Ci rivolgemmo alla Columbus a Milano, che spostò la produzione per alcune serie facendo gli extra lunghi e anche tubi più pesanti”.
A Buongiorno Reggio, Reclus ha svelato che, nel 1982, lui e il fratello furono i primi a realizzare un telaio romboidale, come ormai da tempo è norma, e alla domanda su che differenza ci sia tra le bici di una volta e quelle attuali, la risposta è lapidaria: “Quelle di una volta duravano 20 anni. Adesso, ammesso che non si cada, con una in carbonio non fai più di 5-6 anni”.
Buongiorno Reggio neri Roosevelt Bouie Biciclette Rauler Raul e Reclus Gozzi Bici su misura Panizza e i fratelli Vandelli