CASALGRANDE (Reggio Emilia) – Dopo la sentenza diventata esecutiva lo scorso giugno, va in carcere un uomo di 59 anni di Casalgrande condannato a due anni, due mesi e venti giorni per estorsione continuata in concorso con altre sette persone. I fatti sono quelli dell’indagine “Don Matteo” del’Arma reggiana che ebbe origine nel dicembre 2014 e che portò a scoprire un giro di usura e racket, anche grazie alla collaborazione con le fondazioni e le associazioni attive in Emilia-Romagna, in particolare la Fondazione Antiracket San Matteo Apostolo di Bologna che ha interloquito con i carabinieri attraverso l’organizzazione di volontariato Papa Giovanni XXIII di Reggio. E’ emerso come un imprenditore reggiano stesse subendo pesantissime minacce. Le vittime venivano “cedute” tra i vari gruppi criminali, sia per regolarizzare i rapporti economici con la cessione del credito sia per generare nella vittima stessa una maggior intimidazionee. L’imprenditore era quindi costretto a rivolgersi a più sodalizi usurai e a pagare interessi con tasso tra il 180% ed il 350% su prestiti di oltre un milione di euro, dei quali circa 200mila documentati dall’inizio dell’indagine.
Racket e usura, 59enne di Casalgrande va in carcere
20 dicembre 2023
L’uomo è stato condannato a due anni, due mesi e venti giorni per estorsione continuata in concorso con altre sette persone. L’inchiesta “Don Matteo” è del 2014
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