di Andrea Braglia
CEO Aequilibrium Multifamily Office
Il panorama della consulenza finanziaria è in continua evoluzione. Guardando al mondo degli investimenti, in particolare, si nota come il settore della consulenza finanziaria indipendente stia attraversando un’importante fase di sviluppo, sia a livello globale che nazionale. In Italia, infatti, cresce il numero di consulenti finanziari indipendenti iscritti all’albo nazionale, in base a un trend che rispecchia quanto succede nel resto del mondo.
Attualmente a livello globale, infatti, si contano 213.000 consulenti finanziari indipendenti, con oltre 9.600 nuovi professionisti solo nel 2022: il 5% in più rispetto all’anno precedente, secondo i dati della Financial planning standards board (FPSB). Uno sviluppo che emerge anche dalle ricerche della CFP Board of standards, secondo la quale circa il 50% degli investitori americani e il 54% di quelli anglosassoni scelgono consulenti fee-only, ovvero indipendenti e svincolati dal mondo bancario tradizionale.
In Italia, il numero di professionisti iscritti all’albo è aumentato del 40% sia nel 2021 che nel 2022 e oggi se ne contano circa 600. Di questi, il 52% opera in proprio e il 45% all’interno di società di consulenza finanziaria. Un trend in crescita ma ancora lontano dai numeri che si registrano nel resto del mondo, se si considera che, a fronte di 600 consulenti indipendenti iscritti all’albo nazionale, sono ancora 50.000 i promotori finanziari che lavorano per gruppi bancari o reti di vendita, 32.000 dei quali con singolo mandato.
Le ragioni di questo fenomeno sono da ricercarsi nel grado di alfabetizzazione finanziaria del nostro Paese, che si colloca al 25° posto su 26 Stati analizzati dalla Banca d’Italia. Siamo, di fatto, il fanalino di coda europeo, come confermano i dati. Sempre secondo la Banca d’Italia, infatti, solo il 30% degli italiani ha competenze base in ambito finanziario, contro una media Ocse del 62%. Secondo la Consob, inoltre, il 50% degli investitori non si fida degli intermediari finanziari. Uno scetticismo legato a una scarsa consapevolezza che non solo ostacola lo sviluppo della consulenza finanziaria indipendente nel nostro Paese, ma va anche a svantaggio degli investitori, precludendo interessanti opportunità di investimento in economia reale.
Un caso significativo è rappresentato dagli investimenti alternative, ancora poco diffusi in Italia, ma estremamente vantaggiosi per chi è interessato a diversificare il proprio portafoglio con strumenti finanziari a bassa volatilità: più stabili, sicuri e meno rischiosi. Lo stesso discorso vale per i titoli obbligazionari governativi europei, con rendimenti certi a scadenza e rischio molto contenuto, che in questo momento rappresentano un’ottima opportunità di investimento (a seguito del rialzo dei tassi di interesse della Bce, negli ultimi 12 mesi) ma che purtroppo non vengono consigliati dalle banche, vista la scarsa remunerazione che offrono per chi li distribuisce.
È in casi come questi che emerge l’importanza di una cultura finanziaria che fornisca ai risparmiatori strumenti adeguati per fare scelte consapevoli e vantaggiose. Ne è la prova il fatto che la consulenza finanziaria indipendente si sta diffondendo soprattutto tra gli investitori meglio informati. Le ragioni sono chiare: alto livello di personalizzazione, trasparenza, accesso a una gamma più ampia di prodotti finanziari e costi più ridotti. Fattori che, uniti alla costante crescita di professionisti qualificati iscritti all’albo, evidenziano un grande potenziale di sviluppo nel nostro Paese.
Attualmente la maggior parte dei consulenti finanziari indipendenti (72,4%) opera nel Nord Italia, ma si prevede una crescita anche nel Centro-sud e nelle isole, con un aumento del 46% del numero di società di consulenza finanziaria indipendenti registrate. Un fenomeno destinato ad affermarsi anche tra gli investitori italiani, come sta già succedendo nel resto del mondo.













