NOVELLARA (Reggio Emilia) – Primavera del 2003: Leda e il cigno, opera autentica di Lelio Orsi conservata da un privato a Torino, alla morte del proprietario viene ceduta dagli eredi a un antiquario. Da costui l’opera passa nelle mani di qualche pirata dell’arte che la esporta illegalmente in Gran Bretagna e, da lì, negli Stati Uniti. Nel 2008 la casa d’aste Sotheby’s annuncia che batterà l’opera dell’Orsi con base di un milione e 25mila euro. Il Comune di Novellara, patria del grande maestro manierista, su segnalazione del professor Massimo Pirondini avverte i carabinieri che, insieme all’Fbi, sospendono l’asta e riportano il quadro in Italia.
L’Arma lo affida alla Soprintendenza Beni Culturali di Bologna, mentre il processo nei confronti dei trafficanti si allunga fino al 2018 quando finisce in prescrizione. Nel frattempo, il terremoto del 2012 rende parzialmente inagibile il museo di Novellara dove l’opera avrebbe dovuto arrivare, in prestito, su promessa della Soprintendenza. La quale però, inizia a imporre una serie di prescrizioni al Comune: prima, l’impianto di climatizzazione (e l’ente lo ha completato), poi la costruzione di una speciale teca, poi che si accolli i costi di un parziale piccolo restauro e, infine, che il museo ottenga uno speciale accreditamento che richiede ulteriori migliorie. Morale: oggi il quadro è ancora nei magazzini della Soprintendenza senza che nessuno lo possa ammirare.
A questo riguardo, il sindaco di Novellara Elena Carletti intende chiedere l’intervento dell’assessore regionale alla Cultura, Mauro Filicori, per sbloccare la situazione. Nel prossimo marzo il Comune vorrebbe riaprire il museo con la Leda e il cigno dell’Orsi finalmente a Novellara. Si concluderebbe una storia di truffe, travagli e burocrazia lunga più di 20 anni.
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