CASTELNOVO MONTI (Reggio Emilia) – Nel novembre scorso, su richiesta della Regione Emilia Romagna, l’Ausl di Reggio Emilia aveva redatto un’analisi tecnica sull’ipotesi di riapertura del punto nascite dell’ospedale Sant’Anna di Castelnovo Monti. Vediamo che cosa contiene il piano.
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Un centro dedicato alle sole gravidanze fisiologiche, ovvero a basso rischio o gravidanze in cui il travaglio insorge spontaneamente tra la 37esima e la 41esima settimana. Il numero potenziale è di 120 parti all’anno. 26 professionisti per garantire assistenza 24 ore su 24 alle donne e ai neonati. Una nuova sala operatoria e nuovi spazi. Secondo l’azienda Usl questo è l’unico modello possibile nel caso si dovesse riattivare il punto nascita dell’ospedale Sant’Anna di Castelnovo Monti, chiuso per disposizioni ministeriali dal 2017. E’ quanto indica lo studio di fattibilità che la Regione ha commissionato all’Ausl. Un intervento che prevedrebbe investimenti sul personale, un milione e 700 mila euro, sulla struttura, più di due milioni e mezzo di euro, sulle tecnologie e sugli arredi.
L’indagine parte dall’analisi demografica della provincia: negli ultimi due anni le nascite sono calate del 23,5%. I parti sono diminuiti molto di più negli ospedali periferici rispetto al Santa Maria Nuova. I bassi volumi di utenza dei punti nascita, si legge nel testo, comportano la difficoltà nel mantenere le competenze del personale e dunque garanzie standard sufficientemente elevati. A Castelnovo Monti, sottolinea l’Ausl, ora non è possibile partorire ma è stata potenziata la presenza di specialisti e percorsi che garantiscono l’assistenza alle donne in gravidanza, dalle visite domiciliari ai trasporti assistiti. Servizi che si sono dimostrati efficienti.
C’è poi un altro dato: si è progressivamente ridotta la percentuale di donne del distretto montano che ha scelto di partorire al Sant’Anna. Nel 2017 è stata del 24%. Le altre hanno preferito ospedali con volume di attività superiori.
Nel modello dell’Ausl, la riapertura dell’ostetricia comporta la riorganizzazione degli spazi: la realizzazione di una nuova sala operatoria, oltre a due sale parto, ambulatori dedicati e un’isola neonatale. Infine il personale: sono necessari 17 tra ginecologi, pediatri e anestesisti, 6 ostetriche e tre operatori socio sanitari. I professionisti dovranno ruotare tra Reggio Emilia e Castelnovo Monti e proprio per questo gli dovrà essere riconosciuto un contribuito economico extra.
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Sullo studio dell’Ausl è critico il comitato Salviamo le cicogne: “la maggior parte delle pagine serve a giustificare la scelta scellerata di privare di un punto nascita il 35% della provincia reggiana, caratterizzata da lunghi e difficoltosi tempi di percorrenza. Il calo delle partorienti che accedevano a Castelnovo monti dal 2013 evidenzia che da quel momento è cominciata una politica di allontanamento dell’utenza per convogliarla su Reggio”.
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