In queste settimane abbiamo esaminato uno per uno tutti i principali progetti legati al nuovo Piano urbanistico generale, sia quelli accolti che quelli respinti. Proviamo allora a tirare le somme, analizzando i criteri che hanno guidato le scelte degli amministratori.
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REGGIO EMILIA – Sì a 12 proposte, ma in un caso – quello di Parco Ottavi – respingendo la maggior parte delle richieste; no ad altre 9 proposte, giudicate non conformi al nuovo Piano urbanistico generale. Dopo aver esaminato tutti i principali progetti, quelli approvati e quelli bocciati, quali conclusioni si possono trarre sulle logiche che hanno guidato le scelte degli amministratori?
Giunta e maggioranza in Sala del Tricolore hanno dato disco verde a un polo dei servizi finanziari con sei torri in via Gramsci, al nuovo stabilimento Litokol di 38mila metri quadrati in via Brevini e all‘impianto Msg per la lavorazione del formaggio di fronte a Rete 2. Hanno accolto anche la proposta di riavviare il piano urbanistico di Parco Ottavi con 122 alloggi, bloccando però altri 812 appartamenti e un supermercato Conad. Stop dal Comune anche a un altro supermercato, quello che Aldi avrebbe voluto realizzare in via Morandi, a una struttura di vendita non alimentare da 1.500 metri quadrati tra via Fratelli Cervi e via Hiroshima, nei pressi del centro commerciale Volo, e al maxi-magazzino da 130mila metri quadrati firmato Lidl tra Mancasale e Bagnolo. Pollice verso anche per l’ampliamento richiesto dalle concessionarie Autoluna e Baiauto.
I principi alla base di queste scelte sembrano chiaramente delineati: tutte le richieste per nuove strutture commerciali, alimentari e non, sono state bocciate. Così come sono state respinte le proposte di piattaforme logistiche, che consumano molto suolo, richiedono lavoro non specializzato e portano con sé un gran viavai di mezzi per il trasporto delle merci. Sì invece alle attività produttive e al terziario avanzato. A questo si aggiunge il via libera a una crescita residenziale molto contenuta, con appena 152 alloggi di cui 90 di edilizia sociale, per tentare di rispondere alla fame di alloggi a canone contenuto.
Il risultato dell’applicazione di questi criteri è un consumo di suolo complessivo inferiore ai 10 ettari, meno della metà dei 25 ettari richiesti dagli operatori economici.
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