REGGIO EMILIA – La documentazione relativa al procedimento per incompatibilità ambientale di Marco Mescolini promosso davanti al Csm consente di rispondere in modo definitivo a una domanda: il sindaco di Reggio Luca Vecchi sapeva di essere indagato dalla Procura nell’ambito dell’indagine su alcuni bandi di gara del Comune?
La notizia che il nome del primo cittadino figurava nel registro degli indagati fu data da TG Reggio il 23 febbraio scorso, con la precisazione che l’iscrizione era avvenuta un anno e mezzo prima, il 10 giugno 2019.
Vecchi ha detto di avere appreso formalmente di essere indagato solo un mese fa, il 15 marzo scorso, quando gli fu notificata una richiesta di proroga delle indagini risalente al novembre 2019. Diverse forze politiche dell’opposizione, però, hanno sollevato dubbi su questa ricostruzione, insinuando che il sindaco possa aver taciuto sul suo coinvolgimento nell’indagine.
La risposta a questi dubbi arriva dall’audizione del sostituto procuratore Valentina Salvi, titolare dell’indagine insieme alla collega Giulia Stignani, davanti alla prima commissione del Csm. E’ il 10 novembre 2020. Nel corso dell’audizione, il presidente della Commissione Nino Di Matteo chiede chiarimenti su un documento di solidarietà con l’allora procuratore Mescolini e con l’intera Procura, attaccati da vari esponenti del centrodestra, diffuso il 19 agosto 2020. In calce a quel documento, tra le altre, c’è anche la firma di Vecchi. Di Matteo chiede a Valentina Salvi: “Per capire bene la tempistica: il sindaco Vecchi già sapeva di essere indagato? Era stato destinatario di avviso di garanzia?”. “No – risponde la Salvi – formalmente non lo sapeva. Non ha ricevuto nessuna informazione di garanzia”.
L’audizione continua e dopo qualche minuto si fa un passo indietro nel tempo: dall’agosto 2020 si torna al maggio 2019, quando in Procura si discute e ci si divide sulla tempistica della perquisizione in Comune. Chiede Di Matteo: “In quella fase prevedete la contestuale notifica di avviso di garanzia anche nei confronti del sindaco?”. “No – risponde la Salvi – perché la posizione del sindaco era sempre stata considerata da archiviare”. Secondo le titolari dell’inchiesta, mancavano gli elementi per esercitare l’azione penale.
Nella ricostruzione davanti al Csm si arriva infine all’attualità, cioè al novembre 2020. Nino Di Matteo chiede al sostituto procuratore reggiano cosa ne è stato infine di quella ventina di indagati, tra i quali il sindaco, che non hanno ricevuto l’informazione di garanzia e l’avviso di conclusione delle indagini preliminari: le loro posizioni sono state archiviate o sono ancora pendenti? “Sono ancora pendenti, ma sono invariate”, risponde Salvi. Gli interrogatori resi a seguito della conclusione delle indagini, spiega, “non hanno fornito elementi nuovi che potessero consentirci di valutare diversamente quelle posizioni, quindi sono da archiviare“.
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