REGGIO EMILIA – Approdano in tribunale i fatti del 25 luglio 2019 in stazione a Reggio: 13 dei gambiani che protestarono, in maniera molto accesa, dopo la morte di un connazionale saranno processati.
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Radunata sediziosa. Tredici giovani verranno processati con questa accusa. Sono terminate le indagini sull’episodio del 25 luglio 2019 in stazione a Reggio, il sostituto procuratore Giulia Stignani ha richiesto il rinvio a giudizio, per questo tipo di ipotesi di reato non è previsto il “filtro” del gip. Sarà quindi un tribunale a giudicare i fatti di piazzale Europa, quando un gruppo formato per la stragrande maggioranza da gambiani protestò in maniera accesa dopo la morte del connazionale Illyasa Badjie, 22enne morto cadendo sui binari della ferrovia. Stando a quanto emerso, il ragazzo stava sfuggendo a dei controlli. Si sarebbe quindi trattato di un incidente, ma la comunità gambiana, rimasta choccata dalla perdita, chiedeva come potesse essere successo. Per quattro ore una ventina di migranti ha chiesto, tra urla di dolore e momenti molto concitati, verità sulla morte del 22enne. Ci sono stati oggetti scagliati in aria, e poi il momento di violenza nei confronti di un pendolare 54enne, preso a calci perché aveva estratto il telefonino per filmare. Undici le denunce da parte della polizia un mese dopo l’accaduto, poi gli indagati sono saliti a 13.
Tra gli avvocati degli imputati c’è Vainer Burani: “Mi sembra un tipo di reato decisamente fuori tempo – commenta il legale – ma polizia e procura fanno il loro lavoro. Mi lascia perplesso che i manifestanti siano stati identificati a posteriori visionando le immagini delle telecamere, tanto che c’è stato anche un errore di persona, e credo vada tenuto in considerazione il contesto e il motivo: avevano perso un loro amico e sentivano che a nessuno interessava nulla”.