RUBIERA (Reggio Emilia) – Fanno impressione le macchine operatrici dotate di enormi pinze e sega rotante che afferrano arbusti o tronchi d’albero, li sezionano, li sfrondano e li accumulano in enormi cataste, per il successivo intervento di triturazione con le cippatrici. L’Aipo, agenzia interregionale addetta alla cura dei fiumi, ha dato il via a imponenti lavori di manutenzione delle Casse di Espansione del fiume Secchia, al confine fra Rubiera, Marzaglia e Campogalliano, che difendono la città di Modena dalle alluvioni e sono anche una Riserva naturale regionale. E’ partito un cantiere da 27 milioni di euro, finanziato dal Pnrr, cui ne seguiranno altri due nei prossimi anni, per un totale di 65 milioni.
Il taglio di zone boschive cresciute spontaneamente negli anni suscita però forti reazioni. “C’erano migliaia di alberi sani, da 30-40 anni piantati, e sono stati tagliati. C’è stata una specie di massacro totale e noi vogliamo denunciare una pratica che sostanzialmente, con la scusa di mettere in sicurezza idraulica il territorio, lo sta invece mettendo in forte emergenza”, sottolinea Aldo Meschiari, insegnante di liceo.
Sentiremo la replica di Aipo a questa contestazione, che si appoggia al parere di un personaggio famoso come divulgatore di problemi ambientali. “Per citare il geologo Mario Tozzi – continua Meschiari – i fiumi dovrebbero essere lasciati allo stato naturale, nel senso che i boschi attorno alle rive servono proprio con la loro rugosità e con le radici degli alberi a contenere le piene, ad evitare che lo scorrimento dell’acqua sia troppo veloce”.
I cittadini contrari alla rimozione della vegetazione si appellano anche alla tutela della qualità dell’aria: “Aver tagliato migliaia di alberi, e noi temiamo ne possano tagliare altrettanti, sicuramente renderà questo territorio ancor più inquinato”.
Gian Piero Del Monte
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