REGGIO EMILIA – Da cinque anni ormai la pressione sui pronto soccorso è impressionante. Una pressione che schiaccia il personale e che si ripercuote sull’utenza, che lamenta cronicamente attese di ore. Il ciclone Covid con l’emergenza-urgenza come primo avamposto è stato soppiantato dalla grande quantità di cittadini che arriva quotidianamente anche con problematiche che non necessiterebbero del pronto soccorso e dal personale stremato e spesso vittima di aggressioni. 85mila gli accessi l’anno scorso a Reggio: circa 230-250 persone al giorno. Il periodo delle festività è stato particolarmente pesante da gestire. La direttrice del dipartimento chiede aiuto sia ai medici di base sia alle forze dell’ordine. “Dal 23 dicembre al 7 gennaio molte feste e poca assistenza sul territorio. Chiediamo più filtro e più presenza, perché ci dispiace sentire i pazienti dire ‘non trovo il medico, non c’è il sostituto’. E’ vero che noi siamo sempre aperti, ma abbiamo bisogno di un territorio che collabora e risponde”, dice Ivana Lattuada, direttrice del Dipartimento Emergenza Urgenza. “Forse è impensabile avere il posto di polizia aperto h24, ma è importante che i nostri operatori sentano la vicinanza delle forze dell’ordine. Ci dispiace perdere operatori per colpa del clima”.
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La questura sta lavorando all’ipotesi di potenziare il posto di polizia attivo al mattino: i problemi si verificano spesso la sera e nei fine settimana.
Poi c’è il nodo Cau, al centro del dibattito in queste settimane. Il Cau di Reggio ha sgravato il pronto soccorso del 7% dei codici bianchi e verdi, una percentuale molto bassa rispetto alle esigenze. “Il Cau di Correggio funziona bene perché abbiamo chiuso un pronto soccorso che aveva la stessa casistica del Cau. A Reggio bisogna fare un ripensamento”, conclude Lattuada.
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Pronto soccorso: ampliamento e riorganizzazione degli spazi
La creazione di due nuove aree rispettivamente dedicate alla fascia di età adulta e a quella pediatrica ha risposto alle indicazioni del Piano di Riorganizzazione della Rete Ospedaliera in emergenza Covid-19 (art.2 D.L. 19 maggio 2020 n.34).
A partire dall’ingresso esistente (camera calda), è stato creato un corridoio di accesso diretto a ciascuna area, con possibilità di renderla indipendente sulla base delle necessità di isolamento.
Il nuovo assetto favorisce la gestione efficace e sicura dell’accoglienza ai pazienti in caso di rinnovata emergenza epidemica; in piena integrazione con la struttura esistente, consente la rimodulazione degli ambulatori e offre migliore funzionalità organizzativa sotto il profilo della presa in carico tempestiva e del contenimento del tempo di attesa.
È stata ripristinata, inoltre, l’area di rapida valutazione, cosiddetta “RAZ”, per pazienti che giungano in modo autonomo (non barellati) e potenziata l’area di media intensità, in considerazione dell’aumento di casi complessi di fragilità, espressione della crescita dell’età media della popolazione.
Sul fronte esterno è stata rivista e migliorata la viabilità pedonale di accesso e di transito nell’area di emergenza-urgenza.
L’investimento ammonta a € 2.840.000, comprese le tecnologie, finanziato al 100% con fondi statali di cui al piano di riorganizzazione della rete covid poi confluiti nel PNRR come progetti in essere.
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