REGGIO EMILIA – “Sia la qualità di vita che professionale, per chi lavora nel mio mondo, sta diventando insostenibile. Per questo motivo aumentano le uscite”. Parole e musica di Rodolfo Ferrari, presidente regionale di Simeu, società di Medicina di emergenza-urgenza.
Il pronto soccorso visto come una trincea, un fronte perennemente caldo dal quale i professionisti che non reggono più ai ritmi e alla mole di lavoro scappano. Senza una soluzione a breve, rischia di diventare un cane che si morde la coda il problema del sotto organico: “Bisogna invertire la tendenza adesso con un riconoscimento della nostra disciplina – ha aggiunto Ferrari – e coinvolgendo quelli che possono essere in grado di darci una mano: specialisti di altre discipline all’interno dell’ospedale, sicuramente chiedere agli specializzandi garantendo loro la prosecuzione del loro percorso formativo”.
Ferrari, reggiano, dal 2019 lavora a Imola dove è direttore del pronto soccorso oltre a essere presidente regionale di Simeu, società di Medicina di emergenza-urgenza. A suo avviso l’ancora di salvezza rappresentata dagli specializzandi dovrà fare i conti con le difficoltà nell’organizzare gli affiancamenti. Anche la formazione dei veterani è diventata un lusso: “Riesci a farla alle 8 di mattina, dopo avere finito il turno di notte, anziché andare a letto”.
Rispetto a quanto previsto dalle piante organiche, in Emilia Romagna la carenza di medici nelle strutture di pronto soccorso è del 40%. Il reclutamento attraverso il canale privato, soluzione fallita per ora a Reggio Emilia, secondo Ferrari è un palliativo: “E’ tra il cosmetico e il suicida. I bandi non prevedono la garanzia delle competenze di chi portiamo in casa a fare il nostro lavoro”.
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