REGGIO EMILIA – Nelle intenzioni dei progettisti, i sovrappassi come quello di Cella dovevano essere tre, identici, in vari punti della via Emilia. Realizzato il primo tra il 2000 e il 2001, l’allora giunta del sindaco Antonella Spaggiari decise invece di realizzarne uno solo.
Costi troppo elevati, utilità da sempre problematica, ascensori senza collaudo e al centro di un caso nazionale del quale si occupò il ministero dei Trasporti e altre risorse necessarie per la sua manutenzione. Insomma, non scoccò mai davvero l’amore tra i residenti e questo ponte pedonale nato però con le migliori intenzioni come spiega l’ingegner Roberto Teneggi, consulente del progetto che realizzò gli esecutivi e che oggi difende quella scelta. “Nelle intenzione del Comune, all’epoca, c’era il dover rispondere a una serie di problematiche sollevate dai residenti riguardanti la pericolosità di quel tratto di via Emilia, che era stato anche teatro di gravi incidenti. Dopo aver fatto tutta una serie di valutazioni, si era pensato che il sovrappasso fosse la soluzione migliore. L’idea iniziale era di replicare questa soluzione in altri due punti, ma per motivi economici poi restò l’unico. Con il senno di poi, era chiaro che fosse una soluzione tampone perché di fronte a un problema di traffico così importante ci sarebbero da attuare scelte che sfuggono alle possibilità di un’amministrazione comunale”.
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