REGGIO EMILIA – Ricordi, aneddoti, ma anche progetti, traguardi e tante novità: ospite di Decoder, Massimo Zamboni ha ripercorso un’ormai lunga avventura artistica, ma ha anche detto che non sta con le mani in mano e lavora, come sua abitudine, su più fronti. Il primo è quello letterario, con un nuovo libro che sceglie il tono epico per raccontare le vicende simboleggiate dal busto di Lenin in piazza a Cavriago.
“Uscirà a maggio un libro per Einaudi, che riprende un po’ il discorso de ‘L’eco di uno sparo’ e parla della nostra terra. Un secolo di storia che ha Cavriago come centro, perché le cose che sono accadute da queste parti sono accadute solo da queste parti”.
Contemporaneamente Zamboni sta lavorando ad un progetto musicale: un album in stile cantautorale dedicato all’Italia di questi anni. Si intitolerà “La mia patria attuale” e fin dal titolo vuole riappropriarsi di un concetto, quello di patria appunto, distorto dall’uso che ne fece il Fascismo. “Una parola che noi abbiamo sempre dato all’altra parte, però non ci dobbiamo dimenticare che i partigiani si chiamavano patrioti. E’ una parola che ci siamo fatti scippare”.
I tempi dei Cccp sono lontani, ma a 40 anni di distanza dalla fondazione della band qualcosa di profondo unisce ancora Zamboni a Giovanni Lindo Ferretti. Più di un sodalizio artistico, più di un’amicizia. “E’ stato un salvarsi la vita a vicenda. Tutto quello che ho fatto nella mia vita lo devo a Giovanni e credo che lui possa dire la stessa cosa di me. Eravamo poco più che ragazzi, in quell’età in cui non sai bene dove vuoi andare a finire. Ci siamo trovati al momento opportuno e forse ci siamo anche lasciati al momento opportuno”.
Guarda la puntata integrale
Telereggio Decoder musica libri Massimo Zamboni












