REGGIO EMILIA – Nei momenti di massima emergenza, nella nostra provincia sono stati accolti a Reggio più di 3 mila e 200 profughi ucraini, soprattutto donne e minori. La maggior parte è in famiglia. A loro spetta un contributo da parte dello stato che però non sempre arriva. Abbiamo raccolto la testimonianza di un reggiano che sta ospitando una donna e la figli adolescente.
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“Ad oggi ancora non abbiamo visto niente. Non per me, ma per loro. Al di là del mangiare ci sono altre esigenze”. Fa fronte lei? “Sì, nel mio piccolo. Le esigenze sono tante. A distanza di quattro mesi iniziano a pesare”. Andrea Ferretti, titolare della Yogurteria Yo-go in piazza Casotti, vive a Montericco di Albinea nella casa dove a giugno ha accolto una donna ucraina fuggita dalla guerra con la figlia 16enne: “Una scelta impegnativa. Ci sono differenze culturali. Le discussioni pur civili non sono mancate. Lo rifarei assolutamente”.
Dopo i necessari passaggi burocratici attraverso il sito della protezione civile è stata inviata la richiesta per ottenere gli aiuti promessi dallo Stato, 300 euro per la donna e 150 per la figlia. Per ora nessuna risposta. Oltre all’aiuto di Andrea, madre e figlia possono contare sul sostegno della parrocchia, di Casa Betania, del Conad di Albinea e di qualche vicino di casa. Ma dopo quattro mesi la situazione sta diventando pesante e la generosità è messa a dura prova. “Adesso ci sarà anche il discorso del riscaldamento in casa. Loro sono di Kerson, non riescono a tornare a casa. Non posso metterle fuori casa, me ne farò carico. Naturalmente la situazione in modo o nell’altro dovrà evolversi. Dovranno trovare una sistemazione definitiva altrove se vorranno fermarsi in Italia”.
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