CORREGGIO (Reggio Emilia) – Ventuno tra donne e bambini ucraini da un mese sono alloggiati a Palazzo Bellelli, dopo un intenso e veloce lavoro di adattamento degli spazi curato dalla fondazione proprietaria dello stabile e dall’Ovile.
Dicono grazie, tante volte. Ma dicono anche che il mondo sta a guardare. Il tempo sospeso ha il volto di Julia, Paulina, Anna. E di Olena, che il futuro ce l’ha in grembo: partorirà in autunno, ma non sa dove. E non sa che cosa dirà al suo bambino. “All’inizio, i bambini non ci credevano. Adesso ci chiedono se gli diremo la verità su quello che potrà succedere ai loro papà o ai loro nonni”.
La verità. La tentazione è quella di non pensarci, alla verità. E anche i papà e i nonni a casa cercano di tenerla nascosta “Molte cose le sappiamo guardando il telegiornale, loro ci dicono che va tutto bene”. In questo angolo di mondo, se fosse possibile censurare per un attimo cuore e testa, sembrerebbe davvero tutto a posto: i giochi sul divano, una famiglia di peluche molto numerosa, il corso di italiano, una passeggiata.
Queste donne che hanno il volto del tempo sospeso arrivano da Kiev e Vinnycia, sono salite su pulmini, sono passate per la Polonia, poi sono arrivate in Italia e sono state destinate a Correggio. A Palazzo Bellelli, restaurato negli anni ’90 dall’omonima fondazione, in pochi giorni sono stati ricavati alloggi per 21 tra donne e bambini la cui accoglienza è gestita dalla cooperativa L’Ovile.
Julia passa di qui a trovare la madre: fa parte della compagnia di danzatori di Kiev, dopo essersi esibiti al teatro Valli saranno all’Asioli col loro Alice in Wonderland. Più ingaggi ottengono, più tempo possono rimanere fuori dall’Ucraina. Ha un’opinione precisa su come trattare gli artisti russi: “E’ giusto che ci sia chiusura verso il circuito culturale russo, anche questo può servire al nostro Paese”.
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