REGGIO EMILIA – L’indagine dell’Osservatorio Bilanci della Camera del lavoro di Reggio sul settore metalmeccanico impone un esame anche autocritico alle organizzazioni sindacali. Tra il 2012 e il 2019 i profitti delle aziende meccaniche reggiane sono cresciuti del 71%, i salari pro capite del 12%. Nella seconda parte di questo periodo, fra il 2016 e l’anno scorso, addirittura solo del 3%.
“Quello che ci ha impressionato – sottolinea il segretario della Fiom Cgil Simone Vecchi – è il fatto che la velocità di crescita degli utili rispetto ai salari sia stata forte soprattutto negli ultimi quattro anni, quindi in riferimento all’ultimo rinnovo del contratto nazionale”.
All’epoca della firma, nel 2016, si parlò di 51 euro lordi in più al mese per un quinto livello. Ma l’aumento effettivo è stato di appena 32 euro. “Di fatto l’ultimo contratto ha riconosciuto aumenti risibili ai lavoratori. Il patto fra imprese, sindacati e lavoratori era che, a fronte di minori costi sul contratto nazionale, si sarebbe estesa la contrattazione aziendale. Purtroppo questa cosa non è avvenuta in nessun modo. Pochissimo a Reggio, per niente nel resto d’Italia”.
La piattaforma presentata da Fim, Fiom e Uilm per il rinnovo chiede un aumento salariale dell’8% nei prossimi quattro anni. L’idea è che il recupero del potere d’acquisto sia non soltanto giusto per una ragione di equità, ma fondamentale per contribuire alla ripresa economica. “Come può esserci un aumento della domanda senza un aumento dei salari?”, chiosa Vecchi.
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