MONTECCHIO (Reggio Emilia) – Il progetto culturale “Profeti in Patria. Cammini d’artista a Montecchio Emilia”, promosso e organizzato annualmente dal Comune, cresce e si amplia, allargando il proprio sguardo dal paese all’intero ambito regionale. Protagonisti della prima edizione di “Profeti in patria. Cammini d’artista in Emilia Romagna” saranno Bruno Raspanti (Ozzano, 1938) e Augusto Giuffredi (Montecchio, 1952) che, in una sorta di dialogo artistico e “profetico”, esporranno le loro sculture, dall’11 marzo al 25 aprile 2023, all’interno di spazi rappresentativi di Montecchio Emilia: il Castello Medievale e il palazzo rinascimentale noto come Casa Cavezzi. La mostra di Bruno Raspanti al Castello Medievale, intitolata “Teatro delle rovine”, è curata da Sandro Parmiggiani, mentre l’esposizione “Navi” di Augusto Giuffredi, allestita a Casa Cavezzi, è curata da Valerio Dehò.
Il vernissage si terrà sabato 11 marzo, alle ore 11.00, al Castello Medievale. Dopo i saluti istituzionali del Sindaco Fausto Torelli e la presentazione delle mostre da parte degli artisti dei curatori, i presenti saranno accompagnati in visita nelle due sedi, alla scoperta della produzione e delle specificità di ciascun autore.
Raspanti esporrà una trentina di opere al Castello Medievale, in un percorso ribattezzato il “Teatro delle rovine”, nelle quali l’artista ricorre a un’estrema eterogeneità di materiali e di moduli espressivi. Tra i materiali, non ci sono solo quelli “nobili”, quali il bronzo, l’ottone, la terracotta, il legno e la cera, ma fili di ferro, minuscole pietre, tegole curve o “coppi”, lacerti di stoffe, giocattoli dell’infanzia, frammenti di vetro e di terracotta, corde e spaghi, disegni su carta e frammenti di tela collocati come se fossero “memento” di una visione che non può essere perduta. Non mancano, tuttavia, le forme del rigore e della geometria e piccole opere in terracotta e in gesso modellate da Raspanti stesso. Nelle sue opere si fondono felicemente “cultura alta” e “cultura bassa”; numerosi sono, del resto, i rimandi che si possono rintracciare nei suoi lavori ad alcuni dei protagonisti della scultura del Novecento, tra i quali si possono citare Alexander Calder e Fausto Melotti, Germaine Richier e Alberto Giacometti, Leoncillo e Alik Cavaliere, fino alle visioni oniriche di Louise Bourgeois – il tutto, comunque, fuso in un persistente spirito dissacratorio che ovunque s’insinua. Emerge anche, in alcune opere, un’autentica tensione pittorica: non solo negli interventi sulla terracotta o sui reperti che incorpora nelle sue opere, ma anche quando l’artista dipinge su una superficie piatta, come il legno, dando vita a una sorta di pulsazione ottica che fa da contrappunto ai numerosi oggetti esibiti davanti ad essa.
Casa Cavezzi ospita le “Navi” di Augusto Giuffredi. Il tema del viaggiare in senso lato, cioè sia dal punto di vista fisico che esistenziale, viene affrontato dall’autore in una serie di sculture legate alla rappresentazione della nave. L’artista ha dedicato a questo archetipo, fin dagli anni Ottanta, una serie di opere realizzate con i suoi consueti materiali come il legno o il marmo. Opere anche di grandi dimensioni oppure quasi oggetti da interno, comunque sono legate ad un tema fondamentale per Giuffredi che è quello di dover procedere nella vita verso direzioni sempre nuove e diverse. La nave è simbolo appunto del viaggiare, di attraversare i mari e di congiungere porti distanti. Attraverso le navi si scambiano merci ancora oggi, e con queste anche frammenti di culture magari lontane che trovano dei momenti di congiunzione e di reciproca influenza. La visione dell’artista è che comunque questo progredire nel tempo sia ricco di incognite, che il futuro cioè non si annunci dei migliori. Citando Alberto Savinio, alcune sue opere trasportano frammenti delle civiltà del passato in un viaggio che può anche non concludersi se non in modo tragico. Ma in opere recenti la nave diventa un guscio vuoto, una pura forma in attesa di essere riempita di merci, uomini e idee. Queste sculture sono un giudizio sospeso, un’apertura verso una soluzione positiva, verso un approdo da parte dell’umanità in cerca di stabilità e conoscenza.












