REGGIO EMILIA – La rassegna stampa consegnata al Csm dalle quattro magistrate che hanno firmato l’esposto contro Marco Mescolini comprende anche alcuni documenti che non hanno natura giornalistica.
Il primo è il testo di un’interrogazione ai Ministri dell’Interno e della Giustizia presentata dal senatore di centrodestra Gaetano Quagliariello per chiedere il commissariamento del Comune di Reggio per infiltrazione mafiosa. Il secondo è la convocazione di una conferenza stampa di Giovanni Paolo Bernini, dirigente di Forza Italia a Parma, e di Marco Eboli, coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia, svoltasi a Reggio il 21 agosto dell’anno scorso. Queste convocazioni vengono di norma inviate ai mezzi d’informazione, ma evidentemente una copia arrivò anche alle firmatarie dell’esposto. Nel processo Aemilia con rito abbreviato Bernini è stato riconosciuto responsabile in primo grado e in appello di corruzione elettorale, per un versamento al boss Romolo Villirillo, con dichiarazione della prescrizione del reato. Nel marzo 2019 Bernini è stato invece condannato per corruzione dalla Corte d’appello di Bologna per una tangente incassata quando era assessore a Parma. In quell’incontro con i giornalisti dell’agosto 2020, Bernini lanciò pesanti accuse all’indirizzo di Mescolini. Perché inserire la conferenza stampa di un ex imputato fra i documenti depositati al Csm? E’ un modo per attribuire peso e credibilità alle accuse di Bernini?
Per finire, tra i documenti raccolti da Maria Rita Pantani e dalle colleghe ci sono anche due screenshot. Di cosa si tratta e qual è il loro rilievo per il Csm? Il primo è un commento di Luca Tadolini, avvocato, militante della destra reggiana, che sul gruppo Facebook denominato Peggio Emilia esulta per la richiesta di dimissioni di Mescolini avanzata da Marco Eboli. Il secondo è lo screenshot di un intervento dello stesso Eboli, che accusa il procuratore Mescolini di avere insabbiato l’indagine su alcune gare d’appalto del Comune di Reggio. Di tutti, questo è forse il documento più sorprendente, perché quando l’intervento di Eboli fu postato su Facebook – il 12 settembre 2020 – l’inchiesta era già approdata all’avviso di chiusura delle indagini preliminari. E almeno due delle magistrate che hanno compilato la rassegna stampa (Salvi e Stignani) lo sapevano, perché erano e sono le titolari del fascicolo.
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