REGGIO EMILIA – Calogero Paci è arrivato in città. Una sede che ha definito “un avamposto strategico” e che ha voluto per ampliare, e allo stesso tempo per mettere a valore, le proprie competenze in tema di criminalità organizzata.
“E’ una città del nord che presenta caratteristiche del sud – ha affermato – ricca e complessa dal punto di vista economico e sociale”. 57 anni, il nuovo procuratore capo è originario di Canicattì e arriva da Reggio Calabria, un luogo che non poteva non confonderlo almeno una volta nel suo discorso di insediamento introdotto dalla presidente del tribunale Cristina Beretti. Puntuale è infatti arrivata la gaffe in un frangente dell’intervento.
Lo scorso 4 maggio il Csm lo ha votato per Reggio Emilia con una sola astensione. Succede a Marco Mescolini, trasferito per incompatibilità ambientale un anno e quattro mesi fa, e subentra alla procuratrice reggente Isabella Chiesi che ha ringraziato diffusamente per poi descrivere come intende l’ufficio della procura: aperto alle istituzioni, al mondo dell’impresa e del sindacato, ai cittadini. Ha parlato di autonomia dei sostituti procuratori ma anche del concetto di squadra. Ha citato Paolo Borsellino e le stelle polari: l’uguaglianza e la libertà. Ha detto di aver ricevuto in mattinata la telefonata di don Luigi Ciotti e ha voluto che Enza Rando vicepresidente di Libera fosse
presente al suo insediamento.
“Ci sarà un rapporto costante con la Dda”, le parole di Paci che si è soffermato sui punti cardine del servizio: “La tutela dei soggetti fragili, la tutela del diritto alla salute e al lavoro, controllo della legalità nella pubblica amministrazione. E poi il tema costante: quello della carenza strutturale di risorse e personale. “Su questo dovremo lavorare tantissimo tutti assieme”.
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