REGGIO EMILIA – Nei giorni scorsi ci siamo occupati del voto con cui il Senato ha deciso che Carlo Giovanardi – accusato di minacce al Prefetto e ai vertici provinciali dei Carabinieri di Modena affinché riammettessero alla white list la Bianchini di Finale Emilia – non potrà essere processato. La prima richiesta di rinvio a giudizio, nel 2018, fu firmata da Marco Mescolini e Beatrice Ronchi della Dda di Bologna. Ora la Procura di Modena ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale. Nonostante la condanna dell’imprenditore Augusto Bianchini per concorso esterno in associazione mafiosa, Giovanardi rivendica la propria azione.
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“Io sono andato in Tribunale quando mi hanno chiamato. Ho detto al presidente: se rispondessi alle vostre domande, io tradirei il mio giuramento alla Costituzione. Non posso accettare che un Tribunale processi il Parlamento”.
Cinque volte deputato, due volte senatore, ministro fra il 2001 e il 2006, Carlo Giovanardi è categorico: secondo lui in gioco ci sono le prerogative del Parlamento. Giovanardi è accusato di aver fatto pressioni indebite sul prefetto di Modena Michele Di Bari e sui vertici provinciali dei Carabinieri con l’obiettivo di spingerli a revocare l’esclusione dalla white list della Bianchini, impresa di costruzioni di Finale Emilia. Accuse mosse contro di lui prima dalla Dda di Bologna e poi dalla Procura di Modena.
“E’ stata un’aggressione all’attività parlamentare e alla libertà del parlamentare di fare battaglie a viso aperto”.
Gli interlocutori di Giovanardi in tribunale hanno definito il suo atteggiamento intimidatorio, ma il Senato ha invocato l’insindacabilità. Dunque, nell’ambito di un’istruttoria riservata in materia di antimafia, qualunque parlamentare ha il diritto di intervenire su Prefetto e comandante dei carabinieri per orientare l’esito? “Non è un diritto, è un dovere – ribadisce – I parlamentari sono rappresentanti del popolo. Se ci sono omissioni o disfunzioni della pubblica amministrazione, la pubblica amministrazione ne risponde al Parlamento. Non è il Parlamento che risponde al Prefetto. Ma chi è il Prefetto, un funzionario dello Stato, per permettersi, senza contraddittorio, di intervenire nella vita delle persone oneste?”.
L’imprenditore di cui Giovanardi si prese a cuore le sorti fra il 2013 e il 2015, Augusto Bianchini, è stato condannato nel 2020 per concorso esterno in associazione mafiosa. Ma l’ex parlamentare non accetta che si dica che lui sbagliò a prenderne le difese, perché all’epoca non poteva sapere delle indagini penali in corso sui Bianchini. “Io stavo parlando di imprenditori onesti, incensurati, colpiti da interdittiva“.
L’interdittiva antimafia non ha bisogno di procedimenti penali e condanne, ma si fonda sul rischio che un’azienda sia esposta al condizionamento mafioso. E’ uno strumento utilizzato con notevole frequenza dagli ultimi quattro prefetti di Reggio per prevenire e contrastare l’infiltrazione della criminalità organizzata, ma che Giovanardi ha sempre criticato.
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