BOLOGNA – Cappellino in testa e occhi coperti dagli occhiali da sole. Gilberto Cavallini, ex terrorista dai Nar, condannato nel 2020 all’ergastolo per la strage del 2 agosto 1980, ha fatto ingresso in tribunale a Bologna evitando le domande dei giornalisti. “Non ho nulla da dire”.
Conosciuto nell’ambiente dell’eversione nera col diminutivo Gigi oppure col soprannome “Il Negro”, Cavallini ha incrociato in aula il reggiano Paolo Bellini, l’ex di Avanguardia Nazionale, tornato ad assistere, dopo avere saltato le ultime udienze, il processo sui mandanti della bomba alla stazione, nel quale figura come principale imputato.
I due, pressoché coetanei, sono accomunati dal fatto di avere sempre sostenuto di non conoscersi e di essere estranei a quella definita da Pertini come “l’impresa più criminale mai avvenuta in Italia”.
Eppure, secondo le indagini, è sull’agenda di Cavallini che compare un’annotazione che farebbe riferimento al killer reggiano.
L’ex esponente dei Nuclei armati rivoluzionari è comparso dinanzi alla Corte d’Assise in qualità di testimone indicato dalla Procura. Come già annunciato, si è avvalso della facoltà di non rispondere. All’inizio di marzo i suoi legali hanno fatto ricorso in appello contro la condanna all’ergastolo in qualità di esecutore. Per l’ex Primula Nera la battaglia è ancora al primo grado di giudizio.












