REGGIO EMILIA – Racconta di avere ricevuto la lettera di convocazione da parte dei carabinieri a bordo piscina nella struttura di Castelnovo Monti dove lavora come istruttore di nuoto e di essersi spaventato. Damiàn De Nichilo è uno dei 6 giudici popolari che hanno composto la Corte del processo per l’omicidio di Saman Abbas. E’ nato a Buenos Aires nel 1976 e nel 2003 si è trasferito in Italia, sull’Appenino reggiano dove vive con la moglie e due figli.
I giudici popolari sono estratti a sorte tra i cittadini italiani, di entrambi i sessi, che abbiano chiesto l’iscrizione nell’apposito albo presso il comune di residenza. “E’ stata una esperienza molto impegnativa ed emozionalmente molto forte”, le sue parole. Chiediamo a Damìan che reazioni ha suscitato tra i suoi amici la notizia che avrebbe ricoperto questo ruolo in un processo così importante: “C’è chi ha detto che in un processo così bisognava solo metterli dentro gli imputati e buttare via la chiave, ma non è così”.
Un ruolo che ha suscitato grande curiosità tra chi lo conosce: “In molti, mentre era in corso il processo, erano curiosi e mi chiedevano delle cose ma io sono sempre rimasto in silenzio rispettando il giuramento che avevo fatto”. Che effetto ha fatto trovarsi di fronte gli imputati di reati così gravi, il padre di Saman in particolare? “Nessun effetto, quando lo guardavo vedevo una persona molto fredda”. Infine, un pensiero sulla figura della 18enne pakistana: “E’ un esempio per i nostri figli, un esempio di libertà”.
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