REGGIO EMILIA – Il dubbio. Ha cercato di instillare il dubbio nei giurati l’avvocato Enrico Della Capanna: quello che potrebbe impedire di condannare, ed eventualmente di condannare all’ergastolo, Shabbar Abbas, come invece ha chiesto la procura, per l’omicidio della figlia Saman. “Non vedo odio nei suoi occhi, ma solo dolore e rassegnazione” ha detto il legale, che rappresenta il padre della 18enne assieme al collega Simone Servillo.
Nella sua arringa, l’avvocato ha puntato a capovolgere diversi elementi: dal movente del delitto, che potrebbe non essere quello che è sempre stato detto, al fatto che Saman fosse addirittura una ragazza felice. “Siamo veramente sicuri che fosse così costretta a questo matrimonio? Nella foto di fidanzamento è sorridente”.
Tutto è cambiato dopo l’incontro con Saqib, ha proseguito Della Capanna che ha mirato anche a minare la credibilità del fidanzato di Saman e del fratello, parti civili e testi chiave per l’accusa, ma per il legale “anime nere del processo”. Un processo talmente tanto mediatico “che il verdetto sembra già scritto”, ha continuato il legale. Poi, le ipotesi alternative messe sul piatto: siamo sicuri che ci fosse un complotto? Chi mai – si è chiesto – avrebbe premeditato un delitto senza curarsi delle telecamere e seppellendo un corpo a così poca distanza?
L’avvocato ha segnalato anche la presenza di un’auto passata nei pressi della casa alle 4 della notte del delitto, sostenendo che Saman si possa essere incontrata con qualcuno e “che poi possa essere successo qualcosa”.
Servizio Tg di Gabriele Franzini
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