REGGIO EMILIA – Condanne in larga parte confermate, ieri, nella sentenza del processo Perseverance pronunciata dalla prima sezione della Corte d’appello del tribunale di Bologna.
16 anni e 8 mesi a Giuseppe Sarcone grande, 8 anni per il fratello Nicolino – capo della cosca Grande Aracri a Reggio – condanne anche per gli altri due fratelli, Gianlugi e Carmine, rispettivamente 3 anni e 8 mesi e 3 anni e 2 mesi. La sentenza d’appello del processo ha confermato pressoché in blocco le condanne inflitte in primo grado nel dicembre 2022. Tutti e 22 gli imputati che avevano fatto ricorso sono stati condannati a pene analoghe a quelle del primo grado, con l’unica eccezione di Domenico Sestito, condannato a sua volta a 1 anno e 4 mesi ma senza l’aggravante mafiosa.
L’indagine, coordinata da Beatrice Ronchi della Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna, nasce da una costola dell’indagine Aemilia. Condotta dalla squadra mobile della polizia reggiana e dai carabinieri di Modena, l’inchiesta aveva al centro quelle figure che, secondo l’accusa, continuavano a portare avanti le attività delle famiglie di ‘ndrangheta al posto dei parenti arrestati con l’operazione Aemilia. Le condanne più pesanti sono infatti per i cosiddetti “reggenti”: Giuseppe Sarcone grande, appunto, ma anche Salvatore Muto e Salvatore Procopio, condannati rispettivamente a 16 e 14 anni.
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