BOLOGNA – La lettura del dispositivo è iniziata dopo le 18 ed è durata a lungo, nell’aula bunker della Dozza di Bologna.
Pioggia di condanne, con qualche prescrizione, per i 48 imputati, e tra queste ne spiccano due: 20 anni, come chiesto dall’accusa, per Salvatore Grande Aracri, detto ‘U calamaru”, il calamaro, per l’indole tentacolare nel fare affari in tanti e disparati campi; sempre 20 anni – mentre qui la Dda ne aveva chiesti 15 – per Giuseppe Caruso, esponente di Fratelli d’Italia ed ex presidente del Consiglio comunale di Piacenza. Nel ruolo di funzionario dell’agenzia nazionale della Dogana, avrebbe facilitato la cosca ad accedere a fondi europei in ambito agricolo.
Erano loro le due figure principali del filone abbreviato del processo sull’indagine Grimilde. Lo scorso 30 luglio, al termine di 10 ore di requisitoria, il pm della Dda Beatrice Ronchi aveva chiesto in totale 263 anni di carcere per 47 dei 48 imputati, facendo istanza di assoluzione per Nicola Tafuni, indagato per una presunta truffa, perché “il fatto non costituisce reato”.
Parliamo di “vicende riconducibili alla famiglia Grande Aracri di Brescello le cui attività illecite, radicate nel campo economico e non solo, si sono snodate per più di un decennio”. Scriveva così il gip Alberto Ziroldi nell’ordinanza di custodia cautelare che aveva fatto risuonare le sirene nell’alba di Brescello il 25 giugno 2019 e su questo ha sentenziato, in primo grado, la corte di Bologna.
Le prime intercettazioni dell’inchiesta risalgono al 2008: riguardavano proprio Salvatore Grande Aracri, classe ’79, figlio di Francesco, considerato il vertice, assieme al padre e al fratello 30enne Paolo, dell’ennesima costola nata dalla madre di tutte le operazioni anti ‘ndrangheta degli ultimi cinque anni: Aemilia. E anche in Grimilde le accuse vanno dall’associazione di stampo mafioso, all’estorsione, alla tentata estorsione; dal trasferimento fraudolento di valori, allo sfruttamento del lavoro, alla truffa aggravata.
Un’operazione scaturita a fine 2015 monitorando l’attività di Caruso. Il rito ordinario inizierà a Reggio Emilia il prossimo 16 dicembre, tra gli imputati di quel filone Francesco Grande Aracri e l’altro figlio Paolo.
Con questa sentenza, peraltro, gli imputati sono stati condannati a risarcire il danno in favore del Comune di Reggio Emilia, costituitosi parte civile, dovendo corrispondere una provvisionale di 140mila euro, oltre alle spese legali.
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