REGGIO EMILIA – La procura di Reggio ha chiesto il rinvio a giudizio per l’avvocato Antonio Piccolo, iscritto all’ordine di Bologna dove risulta anche esercitare la professione forense. Deve rispondere dei reati di intralcio alla giustizia e utilizzazione di segreto d’ufficio.
La decisione in seguito a quanto accaduto il 4 luglio 2022 in tribunale a Reggio Emilia dove si stava svolgendo un’udienza delicata del Processo “Grimilde”, procedimento che prese il nome dall’ operazione di polizia del 2019 che aveva svelato le infiltrazioni della cosca Grande Aracri nel Comune di Brescello, già sciolto per condizionamenti mafiosi nel 2016.
Nel processo l’avvocato Piccolo difendeva Francesco Grande Aracri oltre a una serie di altri imputati. Durante l’udienza in questione, il legale crotonese aveva proceduto al controesame di Antonio Valerio, collaboratore di giustizia e sottoposto allo speciale programma di protezione e ad una serie di tutele per la sua incolumità e quella della sua famiglia. Nonostante questo, l’avvocato Piccolo aveva rivolto domande insistenti sulla nuova identità in particolare con frasi del tenore: “Senta, lei oggi come si chiama? Ha cambiato cognome?”. A nulla erano valse le vibranti opposizioni del pubblico ministero Ronchi e della presidente del Collegio giudicante, Donatella Bove, sulla non attinenza con i fatti del processo.
Il legale imperterrito non solo aveva insultato Valerio ma aveva proseguito “Non sappiamo come si chiama oggi, io penso di saperlo però. Vabbè mi risponda….” e ancora: “Senta, lei è pagato dallo Stato? Quanto prende?”. Valerio aveva risposto: “Sì, 328 euro”.
Secondo la Procura, le domande poste dall’avvocato Piccolo al collaboratore riguardavano direttamente i profili di sicurezza che per la legislazione vigente neppure l’Autorità giudiziaria è tenuta a conoscere perché di pertinenza esclusiva del Servizio centrale di protezione della direzione centrale di polizia criminale del ministero dell’Interno.
Lo stesso Antonio Valerio a margine di quella infuocata udienza commentò (come riportò il quotidiano Il Fatto): “Minchia, che sicurezza che abbiamo qua! Allora, io sono terrorizzato. Mi viene la pelle d’oca, perché è chiaro i messaggi che mi state mandando. Benissimo, ottimo. Penso a mia figlia minorenne e sono terrorizzato”.
In seguito a quanto accaduto, inevitabilmente, il servizio centrale di protezione aveva dovuto modificare il dispositivo di protezione di Antonio Valerio.
L’udienza preliminare davanti al Gip si terrà il prossimo 18 maggio.











