REGGIO EMILIA – La Cassazione respinge tutti i ricorsi, dichiarandoli inammissibili e mette la parola fine sul piano giudiziario relativamente al grande affare marchiato ‘ndrangheta nella distribuzione dei farmaci. Stiamo parlando del processo Farmabusiness. Diventano così definitive dieci condanne che, in pratica, confermano quanto delineato dall’Antimafia di Catanzaro relativamente ai nuovi assetti della cosca Grande Aracri, con tanto di affari illeciti nella commercializzazione all’ingrosso di prodotti farmaceutici e parafarmaceutici, tramite un network con una ventina di punti vendita in Calabria, due in Puglia e uno in Emilia.
. Sono tre i condannati che hanno a che fare con la nostra provincia, tutti per associazione mafiosa. Undici anni di reclusione al 45enne Salvatore Grande Aracri detto “Calamaro”, di Brescello, nipote del boss ergastolano Nicolino e già in cella per espiare la pena legata al procedimento Grimilde. E’ considerato la mente, controllando l’intero business delle farmacie “Farma Italia” e “Farmaeko” poi fallite e attribuito capitali in modo fittizio. Confermati gli 11 anni e 4 mesi di carcere per il 36enne Francesco Salvatore Romano, artigiano che abitava a Cadelbosco: ha coordinato la cosca durante la detenzione del suocero Ernesto Grande Aracri e nascosto armi clandestine dentro ad un trattore a Cutro. Mentre al 47enne Giuseppe Ciampà, trasferitosi a Cutro nel 2010 dopo aver vissuto a Brescello, sono stati inflitti 8 anni di reclusione.
Fra i nomi eccellenti di questo procedimento giudiziario chiuso a Roma dalla Suprema Corte figurano non pochi componenti della famiglia del capoclan Nicolino Grande Aracri: 13 anni 8 mesi alla moglie Giuseppina Mauro, 8 anni alla figlia Elisabetta, 2 anni e 8 mesi di carcere per l’avvocato Domenico Grande Aracri, fratello del boss.
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