SAN MARTINO IN RIO (Reggio Emilia) – Marco Eletti, che ha ascoltato impassibile la lettura del dispositivo della sentenza, è reo confesso, nonostante il pubblico ministero Piera Cristina Giannusa abbia sottolineato che quella frase pronunciata dall’imputato in una delle prime udienze, “ammetto le mie responsabilità”, sia stata sibillina e non abbia chiarito il perché e le modalità del delitto. Ma questo fondamentale punto fermo, la confessione, non basta. Altrimenti ci sarebbe un ergastolo d’ufficio per chi, come lui, ha compiuto un delitto del genere: il padre ammazzato a martellate, la madre drogata con quantità tali di benzodiazepine da ucciderla, cosa che invece non è successa. La confessione è solo l’inizio.
Nel processo entrano in campo fattori come il “bilanciamento tra aggravanti e attenuanti” e capisaldi dell’ordinamento giuridico quali “in presenza di un ragionevole dubbio, si assolve”. Ed è quello che è successo nel caso della condanna a Marco Eletti: 24 anni e 2 mesi. Sicuramente pesante, ma molto più lieve dell’ergastolo con isolamento diurno per un anno e mezzo chiesto dalla procura. Saranno le motivazioni, tra 90 giorni, a spiegare la decisione della Corte d’Assise, ma si può provare a fare qualche ragionamento. Intanto un ergastolo, ovvero il massimo della pena, per l’ordinamento italiano è comunque da ritenersi equivalente a 30 anni. Da lì, nel caso di Eletti, i giudici sono scesi, perché hanno accolto in parte la tesi della difesa: hanno così applicato per legge quel bilanciamento tra le attenuanti, che secondo il pm non erano da considerare, e le aggravanti contestate al 34enne. Gli avvocati Noris Bucchi e Luigi Scarcella hanno puntato sul tentato omicidio, dicendo che era la mamma l’obiettivo di Marco, il quale poi, preso da un raptus, ha ucciso anche il padre. Non c’è prova, hanno detto, che volesse drogare l’uomo; non c’è prova che quei dolci portati ai genitori fossero stati alterati. Marco, che poi “ha chiamato i soccorsi”, che poi “ha confessato”, che “è incensurato”, che “per 32 anni – hanno proseguito i legali – ha vissuto in un contesto anestetizzato dal punto di vista affettivo” e che “negli ultimi due anni è rimasto mentalmente bloccato, incapace di affrontare quella giornata, il 24 aprile 2021” a San Martino in Rio. Hanno insomma chiesto, gli avvocati, di considerare tutto questo come attenuante, offrendo al contempo quel “ragionevole dubbio” che ha fatto cadere le aggravanti dei futili motivi per entrambi i reati e l’utilizzo delle sostanze venefiche per l’omicidio del padre. E’ rimasta in piedi quella più pesante, la premeditazione: su quella si giocherà il processo d’Appello.
Leggi e guarda anche
Marco Eletti condannato a 24 anni per l’omicidio del padre. VIDEO
La mamma di Marco Eletti: “Sono sollevata, proveremo a ricominciare”. VIDEO
Reggio Emilia omicidio processo San Martino in Rio sentenza condanna tentato omicidio Sabrina Guidetti Marco ElettiOmicidio Eletti, la difesa: “Soddisfatti, faremo appello contro la premeditazione”. VIDEO