REGGIO EMILIA – Alla fine dell’udienza in Corte d’Assise la mamma dell’imputato si è avvicinata a lui per salutarlo: Sabrina Guidetti, parte offesa, è accanto al figlio e dice di non ricordare nulla di quel giorno.
Sabrina e Marco, madre e figlio. La Procura sostiene che lui abbia provato ad ucciderla, dopo esserci riuscito col marito Paolo. Che l’abbia drogata, che le abbia tagliato i polsi dopo aver preso a martellate in testa l’uomo.
Lei, che aveva dato un primo segnale non costituendosi parte civile, che è rimasta in coma per settimane, parla così: “Penso che sia tutto molto ingiusto, mio figlio è innocente al 100%, di quel giorno non ricordo niente, mi dispiace”. Sarà chiamata a testimoniare sia dall’accusa sia dalla difesa.
Il suo legale, l’avvocato Bassi aggiunge “Succede spesso”. Centellina le parole e gli sguardi, Sabrina Guidetti, ma pare pesare molto bene entrambi. Arriva in aula presto assieme al suo avvocato Claudio Bassi; un velo di lacrime, lacrime che ha sempre tenuto a freno, le appannano costantemente gli occhi per tutta la durata dell’udienza.
Un sussulto quando Marco viene condotto in aula. Si alza solo qualche istante per parlare con parenti e conoscenti, e poi, a fine udienza, si alza ancora, chiede di poter andare da lui, a salutarlo: “Ci siamo visti più di una volta e ricapiterà”.
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