REGGIO EMILIA – C’erano due universi paralleli, secondo la procura. “Un mondo esterno fatto di procedure formalmente inappuntabili, e un dietro le quinte, un sottobosco”, ha detto la pm Giulia Stignani, fatto di “incontri e dialoghi intercettati”, di un “uso costante delle proroghe che invece sono uno strumento eccezionale”, ha continuato, dell’inserimento di requisiti iper specifici. “Condotte sistematiche, elette a modo normale di agire da parte degli imputati, volte a direzionare le gare in un certo senso. A garantire l’aggiudicazione a un determinato soggetto scelto a volte molti mesi prima della pubblicazione del bando di gara”, ha detto Stignani.
Quaranta gli indagati iniziali e venti le persone poi rinviate a giudizio, con in mezzo un patteggiamento, un’assoluzione in abbreviato e due “non luogo a procedere”. Ora il rush finale. L’accusa del processo con rito ordinario per presunti appalti illeciti in Comune a Reggio ha presentato le proprie istanze di condanna. 39 anni e 3 mesi in tutto proposti alla Corte per funzionari e dirigenti: dagli 11 anni chiesti per Santo Gnoni ai 4 anni e sei mesi chiesti per Roberto Montagnani, ai 2 anni per Alessandro Meggiato a 1 anno e tre mesi per l’ex assessore Mirko Tutino; ma anche tre assoluzioni, tra cui quella per Nando Rinaldi “per non aver commesso il fatto”. Tre poi le posizioni prescritte. Le accuse a vario titolo sono falso in atto pubblico, turbativa d’asta, rivelazione di segreto d’ufficio e corruzione.
Cinque i bandi entrati nel processo indetti tra 2015 e 2017, per un valore complessivo di 27 milioni, di cui 25 coperti da un’unica gara: quella per la gestione per otto anni della sosta sulle “strisce blu”, del trasporto scolastico, dei servizi di controllo Ztl e di bike-sharing. “Un accorpamento anomalo”, ha detto ancora Stignani, e “la volontà di far sì che aderisse un unico partecipante”. La pm ha trattato anche del bando del nido Maramotti, con l’esclusa Baby Job che comunque perse il ricorso al Tar, e poi la palla è passata alla collega Valentina Salvi per la seconda ora di requisitoria. Nonostante l’esclusione di diverse intercettazioni perché ottenute con lo strumento del trojan, la figura dell’ex responsabile del servizio legale del Comune Santo Gnoni è centrale per l’accusa. Come nel caso del bando per l’affidamento di servizi legali, in cui due avvocati, anche loro imputati, avrebbero beneficiato di requisiti ad hoc. “L’istruttoria dibattimentale anche in questo caso ha fatto emergere un mondo parallelo, completamento illecito, in cui il bando viene confezionato su misura per i vincitori”, ha ribadito la dottoressa Salvi.
Domani le difese inizieranno le loro arringhe, la sentenza è attesa per fine marzo.
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