REGGIO EMILIA – La gara bandita nel 2016 dal Comune di Reggio per la gestione del trasporto scolastico, della sosta a pagamento, della Ztl e del servizio di bike sharing era stata predisposta per motivazioni legittime e non fu confezionata su misura per Til: lo scrivono i giudici del Tribunale di Reggio (presidente Sarah Iusto) nelle motivazioni della sentenza del processo sugli appalti, che si è concluso nel marzo scorso con una pioggia di assoluzioni e quattro lievi condanne. La maxi-concessione da 25 milioni di euro in 8 anni era il cuore del processo e rappresentava da sola più del 90% delle somme in discussione. Accusati di turbativa d’asta erano Alessandro Meggiato e Roberto Montagnani, dirigenti rispettivamente del Servizio Mobilità e del Servizio Appalti del Comune.
Ma quel bando così congegnato, scrivono i giudici, “rispondeva a precise e oggettive esigenze della stazione appaltante”, cioè l’Amministrazione comunale. Quali esigenze? Quelle di “individuare la formula più efficiente per la gestione dei servizi”. Le analisi prodotte dalle difese, si legge nelle motivazioni della sentenza, hanno evidenziato che l’accorpamento dei servizi non era uno stratagemma per tagliare fuori la concorrenza, ma una scelta economica che ha fruttato al Comune un canone positivo di 500mila euro all’anno, anziché di 90mila.
Non è vero, scrivono i giudici, che il termine per la presentazione delle offerte era troppo breve. E non è neppure vero che il bando fu pubblicato in agosto per rendere più difficile la presentazione di offerte da parte di concorrenti non graditi: fu pubblicato nell’agosto 2016 perché solo in maggio il dirigente responsabile aveva avuto a disposizione tutti gli elementi necessari per la procedura di gara. D’altra parte, aggiungono i giudici, non c’è un solo elemento, nelle intercettazioni o nelle carte dell’inchiesta, che faccia pensare “ad una collusione con esponenti di Til o a un interesse personale di qualcuno degli imputati”. Anzi, la gara fu gara vera. Ne è riprova il fatto che il consorzio Tea, controllato da TIl, vinse offrendo un rialzo sul canone a base della gara del 30% e che il direttore di Tper, Paolo Paolillo, ha testimoniato che la sua azienda decise di non presentare offerte perché giudicò la gara non allettante dal punto di vista economico.
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