REGGIO EMILIA – Un pugno di condanne e una pioggia di assoluzioni. Si è chiuso con una sentenza dalle conseguenze contenute il primo grado di giudizio del processo sui presunti illeciti negli appalti del Comune di Reggio. Tra dirigenti, alcuni attualmente in carica, e liberi professionisti, in attesa di verdetto c’erano venti imputati. Soltanto quattro sono stati condannati. Tra questi Santo Gnoni, che all’epoca dei fatti guidava il Servizio legale dell’amministrazione. Nei suoi confronti i pm Giulia Stignani e Valentina Salvi avevano chiesto 11 anni, 7 dei quali per corruzione. Reato, quest’ultimo, che è caduto. E’ rimasta in piedi invece l’imputazione per turbativa d’asta, che per il 71enne, ora in pensione, è valsa la condanna a un anno e mezzo. La stessa condanna è stata inflitta a Roberto Montagnani, allora dirigente del Servizio appalti, per il quale erano stati chiesti 4 anni e mezzo. Gli altri due condannati sono Vincenzo e Lorenzo Corradini, dell’omonima autofficina. Per loro è stato stabilito un anno di reclusione a fronte dei due richiesti. Per tutti e quattro la pena è sospesa ed è stato stabilito il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per un anno.
“Per me la pronuncia è tanto clamorosa quanto giusta, non posso che ritenermi soddisfatto, la buona fede dei miei clienti è stata assolutamente dimostrata”, ha commentato Liborio Cataliotti, difensore di Santo Gnoni e Roberto Montagnani. Il capo d’imputazione sopravvissuto riguarda la gara sul ripristino della sicurezza stradale dopo gli incidenti. Tra i cinque bandi interessati dal processo, quelli sull’assegnazione di servizi assicurativi, l’affidamento di servizi legali e la maxi gara sulla sosta a pagamento unita al trasporto scolastico, al noleggio bici e al controllo della Ztl. Su quest’ultima gara, rappresentante da sola 25 dei 27 milioni di euro corrispondenti al valore complessivo degli appalti sotto la lente, si è sgretolata l’accusa. Sono stati assolti sia Gnoni che Montagnani, assieme all’allora dirigente alla Mobilità Alessandro Meggiato e all’avvocato consulente del Comune Paolo Coli. Assolto anche l’ex assessore alle infrastrutture Mirko Tutino. Nessuna irregolarità nemmeno nel bando per assegnare la gestione del nido Maramotti: tutti assolti.
“Si è dimostrata la mancanza di quegli elementi, di quel sottobosco, di quel mondo parallelo che era costituito da intercettazioni telefoniche secondo la procura. Intercettazioni che non hanno dato atto di prove che potessero confermare un comportamento truffaldino da parte degli imputati” sono le parole di Ernesto D’Andrea, difensore di Alessandro Meggiato e Nando Rinaldi.
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