REGGIO EMILIA – Cosa significa l’assoluzione definitiva dello psicoterapeuta Claudio Foti per il processo sugli affidi in Val d’Enza? I 17 imputati nel processo con rito ordinario devono rispondere di altre accuse. La giuria dovrà stabilire se gli operatori dei servizi sociali della Val d’Enza manipolarono fatti, relazioni e atti pubblici con l’obiettivo di indurre il Tribunale dei Minori di Bologna a sottrarre alcuni bambini e ragazzini alle famiglie d’origine e affidarli ad altre famiglie. Il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti, già prosciolto dall’accusa di falso, deve rispondere di abuso d’ufficio per l’affidamento di locali del Comune alla Hansel e Gretel. Dunque, da un punto di vista giudiziario, cambia poco o nulla.
Ma è vero anche il contrario. Nell’indagine della Procura, Foti non era una comparsa: era uno degli imputati principali del processo. La tesi d’accusa era che lo psicoterapeuta e i suoi collaboratori suggestionavano i minori, inducendo in loro falsi ricordi di abusi in famiglia mai avvenuti. Non ha torto, dunque, l’avvocato Giovanni Tarquini quando, nella sua veste di difensore di Carletti, sostiene che la sentenza della Cassazione su Foti spazza via le tesi della Procura sulla psicoterapia. E Tarquini aggiunge che “l’indagine ha avuto un effetto distruttivo sul tema dell’attenzione ai minori dei servizi sociali della Val d’Enza”.
Ma sono stati gli inquirenti a minare il sistema dei servizi di tutela dei minori? O sono state quelle forze politiche che hanno cavalcato l’indagine in modo selvaggio, dipingendo gli indagati come mostri e Bibbiano come l’epicentro del male in terra? Gli assistenti sociali sono stati bollati come persone malvagie che rubano i figli alle famiglie, l’affido è stato descritto come qualcosa di perverso, da evitare in ogni caso, anche quando i minori sono esposti in famiglia al rischio di abusi. Alcuni di coloro che dicevano queste cose, oggi siedono nel Consiglio dei ministri.
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