REGGIO EMILIA – Un anno e sei mesi per Beatrice Benati, assistente sociale correggese di 31 anni. E’ la prima richiesta di condanna nel processo Angeli e Demoni sugli affidi di minori in Val d’Enza. La richiesta è stata avanzata dal pubblico ministero Valentina Salvi al termine della sua requisitoria. Benati e lo psicoterapeuta Claudio Foti sono gli unici due imputati – su 24 complessivi – ad aver chiesto il rito abbreviato.
L’assistente sociale correggese era stata sentita durante l’udienza preliminare e aveva rilasciato dichiarazioni spontanee, rispondendo alle domande delle parti. Le accuse per lei sono violenza privata e tentata violenza privata. Secondo gli inquirenti avrebbe costretto – nel suo ruolo di referente di una ragazzina affidata ai servizi sociali – una madre a rinunciare a trascorrere con lei le vacanze di Natale nel 2018. C’era infatti – a detta dell’assistente sociale – un rischio di abusi da parte del compagno della donna, rischio che per la procura era solo una supposizione.
Il legale di Benati – l’avvocato Luigi Scarcella – ha sostenuto che il fatto non sussiste. “Da parte della mia assistita – ha spiegato – non ci sono state minacce, ma soltanto un consiglio e questo lo ha sottolineato anche il gip Luca Ramponi nell’ordinanza di custodia cautelare. La stessa minore, che aveva 17 anni, ha dichiarato quando è stata sentita in fase d’indagine che si era trattato solo di un consiglio. Quindi siamo fiduciosi di essere riusciti a dimostrare l’insussistenza del fatto”.
Il 30 settembre e il 7 ottobre ci saranno due udienze ad hoc per valutare la posizione dello psicoterapeuta Claudio Foti, poi il giudice Dario De Luca fisserà l’udienza delle repliche, solo dopo la sentenza. Nel maggio scorso il pubblico ministero aveva ribadito la richiesta di rinvio a giudizio per i 21 imputati che hanno scelto il rito ordinario. Solo un’imputata ha patteggiato a un anno e otto mesi (pena sospesa): si tratta dell’assistente sociale Cinzia Magnarelli.
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